Corso di Religione

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Generale Fabio Mini : l’Isis è cosa nostra
L'ISIS è " cosa nostra"

source : http://www.sintesidialettica.it 01/11/2015


Fabio Mini (Manfredonia, 1942) è un militare italiano. Autore di saggi in materia di geopolitica e di analisi strategica, ha ricoperto prestigiosi incarichi, tra cui quello di addetto militare a Pechino. Ha poi diretto l'Istituto superiore di stato maggiore interforze (ISSMI) ed è stato comandante della missione in Kosovo KFOR dal 2002 al 2003. Scrive per Limes, la Repubblica e l'Espresso, ed è membro del Comitato Scientifico della rivista Geopolitica. Tra i suoi libri ricordiamo "La guerra dopo la guerra" (2003), "Soldati" (2008), "Eroi della guerra. Storie di uomini d'arme e di valore" (2011), "Mediterraneo in guerra. "Atlante politico di un mare strategico" (2012).
Volendo parlare dell’Isis, innanzitutto ci interessa capire come è nato e chi lo sostiene. Ed inoltre, se la guerra di comunicazione è iniziata da tempo. Quali sono gli strumenti utili, alieni dalla consueta propaganda, che gli Stati europei e mediterranei possono efficacemente mettere da subito in campo per contrastare l’Isis nel breve, nel medio e nel lungo periodo?


L'Isis nella forma e nella sostanza è "cosa nostra", nel senso che è un prodotto occidentale ed in particolare statunitense con adeguato contributo inglese e francese e supporto d'intelligence da parte di tutti i paesi collegati ai servizi statunitensi.

É nato dall'esigenza americana di organizzare milizie sunnite per contrastare il nascente potere sciita in Iraq. Sono stati addestrati centinaia di ex miliziani, militari e agenti segreti di Saddam Hussein. Sono stati reclutati jihadisti e mercenari.

Il sedicente califfo al Bagdadi è stato prigioniero degli americani a Camp Bucca, Camp Adder e altri campi dal 2004 fino al 2009. Nelle stesse strutture venivano addestrati i sunniti in funzione antisciita. Poi è stato rilasciato.

Non si capisce cosa gli abbiano dato da mangiare e bere perchè improvvisamente un predicatore da quattro soldi o un oscuro impiegato (non si sa bene) diventa un genio. Diventa il successore Al Zarkawi, diventa l'Emiro e poi il Califfo.

Apparentemente fa tutto da solo eppure il poliziotto di New York che l'ha avuto in custodia quando era in Iraq non lo riteneva "il peggio del peggio". Di certo non dava nell'occhio.

Di certo una buona parte degli internati iracheni  rilasciati dalle commissioni di verifica furono arruolati nelle file degli stessi gruppi di fuoco e d'informatori al servizio degli americani o delle compagnie private di sicurezza.

Di fatto, quando gli americani iniziano a sostenere e organizzare le bande anti Assad in Siria, alcuni gruppi jihadisti come Al Nusra si trovano mescolati ai militari siriani defezionisti, ai ribelli organizzati e ad altri gruppi di tagliagole. Non è detto che avessero un centro comune al quale rispondere, ma non era neppure necessario. Ogni gruppo si prendeva un pezzo di territorio e cominciava a esigere tasse e seminare terrore oltre a combattere le forze siriane.

La vera natura dell'Isis è stata rivelata dalla stessa Hillary Clinton, già segretario di Stato e quindi responsabile delle operazioni diplomatiche aperte e coperte e delle operazioni all'estero della Cia. In una intervista ha dichiarato che l'Isis è "sfuggita di mano": quando gli Stati Uniti cercarono di organizzare una forza militare contro Assad  "non si accorsero" di avere anche assoldato dei jihadisti.

Forse se avesse continuato a tacere sarebbe stato meglio perchè ha lasciato intendere che gli americani sono imbecilli o criminali. Siccome nessuno crede alle mani di burro della Cia e nessuno crede che non si siano accorti di avere dei Jihadisti a libro paga, l'alternativa è che siano tanto criminali e cinici da aver organizzato l'Isis e di continuare a sostenerlo.

Così come nessuno crede al senatore McCain, noto sponsor dell'opposizione armata ai siriani e di qualsiasi guerra americana,  quando dice di non conoscere nessuno dei jihadisti ritratti con lui in bella posa fotografica. E in particolare non si può credere che quello che assomiglia a Al Bagdadi si sia "imbucato nella foto  a sua insaputa".

Ma l'Isis è cosa nostra anche perchè ha le nostre armi, cedute da noi, sottratte agli iracheni che le avevano avute da noi, comprate al nostro mercato internazionale di armi. E' cosa nostra perchè l'idea del califfato è tipicamente nostra. L'abbiamo già attribuita ad Osama bin Laden, ma lui smentì perchè – giustamente - il califfato universale si potrà realizzare solo alla fine dei tempi.

L'idea del califfato può funzionare solo con noi occidentali pronti ad avere paura di qualsiasi cosa assomigli ad un potere temporale dell'Islam. Il califfato di Al Bagdadi non funziona nel mondo islamico perché nessuno lo ha riconosciuto. E di fatto il califfato è stato presto trasformato in Stato islamico tanto per cercare di dargli una veste istituzionale conosciuta anche se non riconosciuta da nessuno.

Questi trucchi di comunicazione sono tipici dei nostri guru del marketing e così anche la scenografia delle esecuzioni è abilmente diretta da qualcuno che conosce bene le vulnerabilità occidentali.

L'Isis è cosa nostra perché tra i sostenitori ha i mercanti di petrolio e di reperti archeologici che sbavano per un frammento di statua romana o per un barile di petrolio a meno di dieci dollari. E comunque è cosa nostra perché fa comodo a molti.

Gli americani che potrebbero distruggere in un paio di giorni l'Isis nei posti in cui è realmente e dove ha il petrolio, a nord di Bagdad, si ostina a bombardare i sassi e adesso a contrastare i russi. Le uniche azioni serie condotte con i droni hanno colpito i responsabili delle vendite del petrolio, che evidentemente danno fastidio al loro mercato.

Con la scusa dell'Isis i francesi bombardano i siriani, i turchi bombardano i curdi, i russi bombardano i ribelli anti Assad. In ogni caso le postazioni dell'Isis attaccate e distrutte sono sempre cumuli di sassi in posti lontanissimi dal loro territorio. Non è una cosa seria.

Per fare qualcosa di concreto bisognerebbe cominciare a decapitare (in senso metaforico) gli sponsor politici internazionali, i trafficanti e i sostenitori finanziari che li riforniscono di denaro contante. Senza sostegno internazionale coperto e senza soldi, le migliaia di mercenari sarebbero senza stipendio e le migliaia di facinorosi potrebbero essere facilmente isolati e neutralizzati. Ma mi rendo conto che le cose semplici sono le meno desiderate da chi invece deve speculare sulla paura e sull'ambiguità.

Possiamo davvero parlare di scontro di civiltà tra occidente laico e mondo integralista, fanatico rappresentato dall’Isis?

Sono convinto che l'Isis non rappresenti affatto l'Islam nemmeno quello fanatico. Riflette le nostre paure e ce le somministra a piccole dosi.

Piuttosto, la tesi dello scontro di civiltà tende ad acuire le tensioni e le difficoltà tra occidente e Islam. Finora abbiamo assistito a rappresentazioni quasi teatrali dell'estremismo e del terrorismo. Sono manifestazioni di cinismo e di bestialità che vogliono seminare terrore ma chi ha sofferto di più in questo tipo di operazioni sono stati gli islamici.

Non c'è stato nessun governo occidentale, nessuno stile di vita , nessun senso della democrazia che abbia subito danni da parte di queste manifestazioni. Le limitazioni alla libertà e allo stile di vita sono venute da noi stessi o per una fraintesa esigenza di sicurezza o per tenere occupata la mente delle persone mentre governi e non governi, sistemi internazionali e bande organizzate brigano per il potere e gli affari. Ci sono invece decine di stati e centinaia di comunità islamiche che hanno subito gravi danni.

Non c'è ancora nessuna organizzazione che rappresenti il mondo integralista e fanatico dell'Islam, ma temo che se continuiamo a trattare tutto l'Islam come un mondo di criminali prima o poi qualcuno può venire a darci lezioni di storia, di politica e di buona creanza.





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