Piccolo Corso Biblico

IL LIBRO DEI SALMI


INTRODUZIONE

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I salmi di benedizione
Secondo Rendtorff:

"Ogni salmo, per comprenderlo, va accettato nella sua totalità: ogni salmo è una opera completa e unitaria e contemporaneamente è a suo modo una poesia. Bisogna considerare infatti che una lamentazione, un ringraziamento, una lode hanno una struttura fissa e proprio in virtù di questo un salmo costituisce una opera completa;così si può capire un salmo solo a partire dalla sua struttura. La struttura di un salmo non è astratta,non esprime un pensiero individuale. "



Secondo Westermann :

".. l'autore non ha concepito da solo ciò che esprime nel carme.Il salmo non è scaturito come una lirica moderna dal pensiero di una persona, ma da quanto è accaduto fra questa persona e Dio.

I l salmo è struttura di un evento:il salmo non è un pensiero ma il legame con un avvenimento,in ogni salmo avviene qualcosa tra chi invoca e colui al quale è rivolta l'invocazione.

L'autore non ha concepito da solo ciò che esprime,ma esso scaturisce da uno scambio storico tra l'essere umano e la divinità. L'invocazione a Dio si è cristallizzata in forme stabilite ben prima di lui:nella sua lirica egli avanza in un sentiero che molti prima di lui han percorso.

La liturgia , dal tempo dell'insediamento in Palestina, all'inizio del Regno, fino alla fine e alla distruzione del Tempio fu centro necessario della comunità di tutto il popolo,di tutto il suo ambito di vita,anche politica,economica e culturale. Quando nella liturgia veniva impartita la benedizione,allora veniva benedetta la vita di chi la riceveva in ogni forma ed attività, al di fuori della liturgia stessa e non vi era alcuna sfera della vita che non venisse investita.


Secondo Ravasi :

" i salmi di benedizione ci possono dare una idea del movimento spirituale della salmodia. Il fedele è stato benedetto da Dio : alla benedizione divina risponde benedicendo Dio,e questa benedizione ascensionale, proclama attraverso il canto, la lode , l'intervento salvifico del Signore, ringraziandolo per la sua sconfinata generosità che si effonde nell'umanità,nella storia, nel cosmo e celebrando Dio come radice della forza sacra che l'ha invaso. "


Da un lato allora, nel salmo scende la benedizione divina che è fatta di benefici,perdono, salute,vita, sazietà e ringiovanimento,di liberazione degli oppressi,di misericordia e bontà,di salvezza,di stabilità cosmica... e dall'altra sale la benedizione dell'orante e della comunità che coinvolge angeli e schiere celesti e le opere tutte di Dio in una lode perenne.

Dio e l'orante nella loro distanza costituiscono uno spazio spirituale di comunicazione. In questo spazio viene attualizzata ancora l'azione salvifica divina e la risposta umana. L'una e l'altra sono berakah, benedizione.

I canti di Sion sono, all' interno della vita religiosa,ebraica come cristiana, liturgia, cioè azione di grazia: Cantare e lodare Dio per le sue salvezze (individuali e collettive) significa, nello spazio di comunicazione che si apre,riattualizzarle . L'intreccio delle due benedizioni rende il salmo una liturgia. Anche la Chiesa infatti ha istituito , attraverso i salmi, una Liturgia, la Liturgia delle Ore o delle Lodi.


La teologia dei salmi

Considerando la diversità delle singole composizioni, le operazioni di attualizzazione cui queste sono state sottoposte prima di cristallizzarsi nel testo attuale, la fluidità dei generi letterari e dell'uso liturgico, la diversità delle prospettive teologiche delle varie epoche in cui hanno lavorato i singoli autori, si possono identificare solo le strutture di pensiero del livello terminale della redazìone, quasi ignorando la complessa preistoria del libro.

Essendo una teologia della preghiera, i Salmi sono soprattutto un'implicita riflessione sull'incontro con Dio. Un incontro che si attua in un luogo, centro di un duplice movimento.
Alla "tenda del convegno" del tempio si dirige l'orante, ma vi giunge anche Dio e il dialogo inizia. E per questo che il Salterio è la celebrazione di una relazione, di un hesed: vocabolo che ricorre almeno un centinaio di volte e che scandisce antifonalmente il Grande Hallel (Sal 136) e copre un'area semantica molto ricca e personalistica (amore, fedeltà, fiducia, intimità).

Nel Salterio trionfano l'aggettivo possessivo, il pronome personale e i vocaboli di possesso. Il 'mio-nostro' rivolto a Dio ritorna per 75 volte; per una cinquantina di volte Israele è chiamato 'suo' popolo, per dieci volte 'sua eredità', per sette volte 'suo gregge'. Una relazione interpersonale che è espressa anche col 'ricordo' di Dio (una trentina di volte). Il 'ricordarsi' di Dio è l'atteggiamento fondamentale dell'alleanza nei cui confronti egli è costantemente fedele (105,8): un 'ricordarsi' che è sperimentabile nelle sue azioni storiche (78,4-5; 105, 1) e cosmiche.

Al ricordarsi di Dio deve corrispondere il 'ricordare' dell'uomo che è sinonimo di 'credere'. Infatti il 'ricordo-mernoriale' è la professione di fede che rende attuale e contemporaneo l'atto salvifico passato di Dio introducendo nuovamente il fedele nella salvezza. Frequente, allora, è l'invito (come nel Dt) a « ricordare le meraviglie d'un tempo » (77,12), a « ricordarsi di Dio» (77,4), a «ricordarsi dei suo nome» (119,55).

La relazione con Dio è anche mistica, come insegna una pittoresca simbologia: la tavola del pasto di comunione (36,9), la coppa di vino e il profumo dell'ospitalità (23,5), la sazietà fisica ed interiore (16,1 l; 22,17; 37,19), la comunione di vita (42,2.9) e di gioia (36,8-10), l'abitazione comune sul santo monte (5,5; 15,1; 23,6; 52,10; 92,13-15), la terra riarsa fecondata dalla pioggia (65,10-14; 118,26; 128,5), l'ombra che ripara dall'ardore bruciante del sole (96,3-6), le ali che proteggono (17,8; 36,8-10), l'intimítà del nido (84,4). Una mistica che apre forse una nuova prospettiva, quella immortalistica (16,9-11; 49,16; 73,24).

Ma i due soggetti del dialogo sono presentati, oltre che nella loro relazione, anche in sé. « Dio è conosciuto in Giuda! » (76,2). Di Dio si descrive soprattutto il progetto ch'egli vuole attuare nella storia e nel cosmo (40,6; 92,6); la sua 'via' (67,3; 103,7); il suo 'regno' cosmico-storico (96,10); la sua parola (33,4.69; 107,20; 147,15.18; 148,8): vera, stabile, degna di fiducia (12,7; 18,31; 119,40); il suo giudizio (54,3): trionfale contro l'empio (Sal 7; 9-12; 17; 26; 36; 37; 58; 75; 82; 94; 97; 144; 146) e grazioso per il giusto: questa è appunto la 'giustizia-salvezza' di Dio (5,9; 71,2; 143, 1). Un progetto che è shalóm, 'pace', cioè un nuovo e definitivo ordine di rapporti (72,7; 85,11).

L'uomo è l'altro polo del dialogo: per lui il progetto divino è la legge, cantata con una costellazione di sinonimi nel monumentale Sal 119; è «la via da seguire» (17,4-5; 18,22; 50,17; 95,10), sulla quale si dirigono i passi delle scelte quotidiane (26,3); è l'oggetto dei verbi d'adesione (scegliere, amare, desiderare, dilettarsi, nascondere come tesoro prezioso, osservare); è la giustizia divina cantata gioiosamente a livello 'ecclesiale' (40,10), universale (96; 98; 148), cosmico (19,24; 89,6).

Attorno al centro costituito da Dio e dall'uomo si articola tutta la realtà in una serie di cerchi concentrici.

Il primo cerchio, il più ristretto, è la città santa, Gerusalemme-Sion, che accoglie nel suo grembo la presenza di Dio nel tempio (i canti di Sion; cf. Sir 24,11) e nel re, figlio di Davìde e figlio adottivo di Dio (2Sam 7), idealizzato nella rilettura messianico-escatologica (2; 72; 89; 110). Di questo re si celebrano l'intronizzazione (2; 110), la partenza per la campagna militare (20), le battailie (18), il ritorno trionfale (2 1), il matrimonio (45), il governo giusto (72), la politica (101), la caduta (89). Il Signore si incontra con l'uomo nelle due dimensioni essenziali dell'esistenza: lo spazio (il tempio) e il tempo (la storia davidica).

Il secondo cerchio di questo spazio mistico che - si allarga dal centro di Sion è il popolo dell'elezione e dell'alleanza con la sua storia. La storia non è un campo neutro in cui si scontrano forze cieche, ma la linea ininterrotta dell'amore e del giudizio di Dio e, d'altra parte, la linea dell'adesione e del rifiuto di Israele (105; 106; cf. 78; 111; 114; 135; 136).

Il terzo cerchio è quello della creazione, prima 'meraviglia' di Dio, aggiunta al credo storico nel Sal 136 (cf. 65,9). Il mondo e la sua genesi sono segno della regalità trascendente di Dio:

« Tuoi sono i cieli, tua è la terra, tu hai fondato il mondo e quanto contiene » (89,12; cf . 8; 104). Il Signore abbraccia la verticale cielo e terra (29; 115,3) e la quadridimensionalità dello spazio (139).

Tutto ciò che si integra in questa successione di cerchi imperniati su Dio è valido, prezioso e solido. Tutto ciò che si sottrae è 'il nemico', il male, il peccato, il nulla.
Tutto ciò che è alienato rispetto a queste correnti vive è precario, ingannatore e falso.
Il Salterio è un corale e continuo invito ad inserirsi in questa dinamica, in questa vita, in questa grazia.

Tra i due protagonisti, Dio e l'uomo, si incunea un terzo elemento, negativo, che attenta allo splendore della loro relazione cercando di minarla alle radici. E' il male-nemico .

Il Nemico che tanta parte ha nella fraseologia delle suppliche, spesso mutuata anche dgli stereotipi simbolici sumerico-accadici. Tuttavia, i salmisti di Israele tendono, più dei loro colleghi di Babilonia, a drammatizzare il loro caso, a radicalizzare il problema: la difficoltà che essi devono fronteggiare assume l'aspetto di una lotta contro le forze del male. Si passa, cioè, da una visione magicodemoniaca ad un'impostazione teologica.

I segni teologicamente più elevati della crisi della relazione Dio-uomo provocata dal male sono due: il silenzio di Dio e il peccato dell'uomo. Il silenzio di Dio è espresso in molte pagine dal sapore quasi giobbico (22; 73; cf. 4,5; 37,1.7-8; 38,24; 58; ) ed è dipinto con vigorose rappresentazioni simboliche, come l'accendersi' dell'ira di Dio (2,5; 7,7.12; 44,24; 79,5; 89,47), l'allontanarsi' di Dio (10,1; 22,2.12.20 ... ), il 'nascondere il volto' da parte di Dio (22 volte nel Salterio; cf . 4,7; 10, 11 ... ).

Il silenzio dell'uomo è espresso, invece, dal suo peccato (50,21; 5,5-6), approfondito nelle sue dimensioni morali dai 'salmi d'ingresso' alla liturgìa (15; 24; 26) e dai celebri Sal 5 1 e 13 1. t solo attraverso la confessione e il ripudio di questo nemico insito nell'uomo stesso (32,5; 38,19; 41,5; 5 1,6; 106,6) che fiorisce la riconciliazione (5 1,9) e si restaura il dialogo, sigillato dal perdono di Dio che è la vittoria dell'amore più forte dell'offesa.

Anche il lessico del perdono è suggestivo: 'non ricordare' il peccato, 'rivolgere il volto', 'coprire-kipper il peccato', cancellarlo, 'ritornare' a Dio da parte dell'uomo e di Dio verso l'uomo misero, 'aver pietà', 'dominare il furore'.

« Come il cielo è alto sulla terra, così è grande il suo hesed su quanti lo temono. Come dista l'oriente dall'occidente, così allontana da noi le nostre colpe»
(103,11-12).

Le dimensioni verticale e orizzontale di un nuovo mondo pacificato si incrociano nel cuore dell'uomo convertito e perdonato

I Salmi parola di Dio.

La Scrittura è il mezzo attraverso il quale gli eventi salvifici della storia d'Israele vengono partecipati ad ogni nuova generazione di credenti. In questo modo l'opera di autorivelazione di Dio si diffonde continuamente nel tempo e nello spazio e suscita la fede in Lui.Chi crede in Lui chiede a Lui la salvezza promessa, annunciata, che altri hanno ricevuto. Leggere l'AT senza recepirne l'intento kerigmatico , sostiene Childs,vuol dire rendersi colpevoli della peggior specie di interpretazione letterale.

Il significato della Scrittura per una comunità di fede non è sepolto in un libro senza vita che richieda una purificazione per poter assurgere alla funzione di norma religiosa ; esso deriva in realtà dall'uso che una comunità religiosa fa del testo sacro (kerigmatico) e dalla inserzione del testo medesimo in uno specifico contesto di fede.

Il Canone scritturistico, l'insieme cioè del libri ( biblia) considerati essenziali per l'annuncio kerigmatico, normativi della fede, orienta all'uso che si deve fare della scrittura. Il processo di sviluppo canonico attribuì spesso alle Scritture,intese come un tutt'uno che trascende le parti di cui è composto,un determinato ruolo.

L'insieme dei libri ispirati acquisì una forma teologica istruendo, ammonendo ed edificando una comunità di fede, e ciò ebbe la conseguenza di alterarne l'originario livello semantico (aggiungendo nuovi significati).

Rivelò Dio alla comunità secondo modalità che furono trasmesse solamente per mezzo di questo "corpus" scritturistico, il canone.

Il ruolo religioso del materiale scritturistico veniva trasmesso in modi diversi su tutti i vari piani compositivi,ma sempre volgendo uno sguardo alla costante necessità di mettere in contatto le generazioni future con la realtà di Dio, la sua presenza, la sua attività salvifica, la sua volontà. Il contesto generale delle narrazioni nella loro connotazione canonica era inteso a fornire un veicolo mediante il quale Israele potesse imparare a conoscere e servire il suo Dio.

La struttura finale dei libri biblici,nella loro forma attuale,non è di regola il risultato di un lavoro redazionale casuale come spesso pensava l'antica interpretazione storico-critica; piuttosto erano all'opera forze che formulavano coscientemente,spesso guidate da una intenzione teologica,non di rado molto marcata.

Il canone è la forma in cui determinate tradizioni vengono fissate in modo normativo e in questo si esprime l'autocomprensione della comunità che effettua questa fissazione.

Non esiste alcuna chiave ermeneutica in grado di rivelare il significato del messaggio biblico , ma il canone stesso fornisce il campo nel quale ha luogo la sfida per la comprensione del testo. La forma canonica della collazione trasmette le modalità di ricezione della Scrittura cioè le modalità con cui la scrittura rivela JHWH alla comunità di fede.

Il cammino che ha portato i singoli libri alla loro forma finale rappresenta un contributo essenziale alla comprensione teologica dell'AT e ne costituisce al tempo stesso l'irrinunciabile presupposto: ogni libro nella sua forma canonica svela una intenzione teologica, vuole trasmettere una modalita' di ricezione delle scritture come parte integrante del processo ermeneutico.

A grandi linee:


LA TORAH: il passato è istruzione ,rivelazione, norma, raccontando il passato si chiarisce il modo di agire di Dio, la sua giustizia.Il passato normativo va proclamato ad ogni generazione come lancio di una nuova risposta storica della libertà umana.

I PROFETI: la parola profetica orienta il cammino presente ,tra promessa e minaccia essa muove la storia per cui va ricercata continuamente nella Scrittura .

GLI SCRITTI: tra la chiarezza della torah e l'esperienza di incapacità radicale ad esserne fedeli si stabilisce una tensione;è necessario aprirsi al dono della sapienza che viene da Dio e dalla sua Parola (Scrittura) per poter risovere i problemi umani che si presentano continuamente nella Storia .La sapienza è per il futuro, per progettare la vita secondo la Torah di Dio, per inculturare la Parola in tutte le tradizioni dei popoli.


Torah : è cio' che l'uomo deve fare secondo Dio perchè si possa compiere la salvezza
Salmo :l'uomo risponde a Dio per il dono della sua Parola/promessa/salvezza


Anche la forma canonica del libro dei salmi (che appartiene agli Scritti) testimonia una particolare interpretazione teologica di questo materiale biblico,che risulta essere orientato in senso escatologico:

- la lamentazione individuale si lega ad una promessa di salvezza(Sal 22;102;etc.);
- i salmi regali fanno pensare che in epoca pstesilica la figura regale fosse compresa come il Messia escatolgico(Sal 2;45;72;110);
- le promesse fatte a Davide furono estese al suo erede (Sal 132,11 ss);
- il linguaggio teofanico con il quale veniva descritta l'apparizione di Dio,prese successivamente a significare il suo avvento nella gloria escatologica (Sal 50;68;etc.).

I salmi sono nati in determinati contesti liturgici , cultuali,in determinate situazioni storiche; il canone ce li trasmette orientandoci ad una lettura escatologica. La lode a Dio non è rivolta solo al passato o al presente,ma abbraccia anche il futuro messianico.

Una chiara direttrice ermeneutica è stata offerta alla funzione canonica del libro dei Salmi dal ruolo di introduzione al corpus poetico assegnato al Salmo 1. La collocazione redazionale di questo salmo della Torah ha fornito il Salterio di una nuova funzione interpretativa: i salmi sono il tramite grazie al quale ora israele risponde alla parola che Dio gli rivolge ; Israele continua ad udire la Parola attraverso la voce del Salmista che risponde ad essa!

I Salmi nel canone assumono la funzione della Parola di Dio stesso ad Israele; non sono semplicemente spontanee meditazioni o libere aspirazioni, ma costituiscono una risposta alla parola divina che nella Torah continua a rivolgersi ad Israele. In effetti le preghiere costituiscono la risposta di Israele , ma una risposta fornita attraverso un continuo colloquio con Dio mediante l'utilizzazione di questa tradizione. I Salmi servono a suggerire ad Israele - sia ai singoli individui, sia alla comunità nel suo complesso- come dare la risposta più appropriata all'antico gesto di misericordia che JHWH ha compiuto stabilendo un legame tra sè ed il suo popolo.

Sal 29,2 Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato e su di me non hai lasciato esultare i nemici. 3 Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito. 4 Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba. 5 Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, rendete grazie al suo santo nome, ...

La relazione tra uomo e Dio è concepita come rapporto di pura grazia: il possesso o la perdita della vita sono concepiti in base alla relazione con Lui , Egli può "darla" o "toglierla". Il salmista può lodare Dio,dolersi delle proprie sofferenze,invocare un segno di aiuto,ma in tutte queste manifestazioni e all'interno della sua risposta egli confessa che la vita si ottiene come dono di Dio,vita che porta in sè una speranza escatologica.

Da un punto di vista teologico i salmi rivestono un'importanza unica, fornendo un mezzo di collegamento fra la testimonianza sacerdotale e quella profetica relative alla misericordia divina."hesed werahamîm " amore-grazia e misericordia. I salmi non costituiscono semplicemente delle effusioni di sentimenti soggettivi di devoti israeliti ma sono strutturati in base a precise regole liturgiche e riflettono una dimensione profondamente obiettiva del culto comunitario.

Furono composti in un contesto cultuale e gli elementi liturgici del santuario vi sono spesso menzionati ma non altrettanto i procedimenti rituali ed il loro contesto.

Il salmista ha sentito in passato la presenza di Dio nel culto e la gioia di essere in comunione con essa. Dio è la sorgente di tutta la sua vita e la sua misericordia è grazia e pienezza. Per il salmista la misericordia di Dio che perdona e reintegra nella vita di comunione con Lui non e' una mera possibilita' teologica,ma una realta' di cui egli ha avuto prova e sulla quale fonda l'intera sua esistenza .

I Salmi offrono un classico esempio di individuo simbolo dell'Isarele credente; essi concentrano il loro interesse maggiore sull'Israelita inteso come individuo singolo, che vive e che soffre senza dimenticare la divina promessa dell'alleanza e che vive nella sua incertezza,non sa quale sia il suo posto nella trama del piano divino e attende fedelmente la salvezza divina tra pianto e venerazione:


Io spero nel Signore, l'anima mia spera nella sua parola ,l'anima mia attende il signore. (135,5).

Nel momento in cui i Salmi entrano a far parte del canone essi cessano di essere soltanto preghiere per il culto per diventare parola di Dio. Entrano a far parte del codice che contiene la Rivelazione divina. Attraverso le parole del Salmo il salmista fa memoria della sua esperienza di vita con il Signore e così gli eventi di comunicazione divina (che egli contempla) raggiungono l'uditore:

gli eventi salvifici della storia d'Israele vengono partecipati ad ogni nuova generazione di credenti, l'opera di autorivelazione di Dio si diffonde continuamente nel tempo e nello spazio suscitando la libera risposta umana, la recita del salmo:" benedici anima mia il Signore,tutto quanto è in me benedica il suo nome....".

 


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