2. Beati gli afflitti .Matteo delinea
quali potrebbero essere gli effetti sull'umanità del "regno
dei cieli" .
Per divenire realtà storica il Regno messianico parte dalla realizzazione della prima beatitudine cioè dalla azione della Carità che realizza il Regno di Dio come comunità dove " nessuno è bisognoso"
.
Ogni liberazione che Gesù promette
agli oppressi, rimane condizionata dalla rinuncia
ad ogni forma di accaparramento dei beni da parte della comunità. 4 Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Qo 4,1 Tornai poi a considerare tutte le oppressioni che si fanno
sotto il sole. Ecco le lacrime degli oppressi
e non c'è chi li consoli; dalla parte dei loro oppressori
sta la violenza, ma non c'è chi li consoli.
Consolare significa togliere l'oppressione.
Is 61,1 Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il
Signore mi ha consacrato con l'unzione;
mi ha mandato ... a fasciare le piaghe
dei cuori spezzati
Coloro
che piangevano per i mali d’Israele erano gli afflitti.
La consolazione non è mai conforto per una afflizione interiore ma è
sempre la fine di una oppressione esterna alla persona che causa l'afflizione.
Afflitti erano innanzitutto tutti gli ebrei delusi dalla loro condizione storica
di piccolo popolo per lo più oppresso da altri popoli. La consolazione del popolo è un tratto che tutti i profeti attribuiscono
a Dio : Geremia 31, 13 Le vergini danzeranno felici, giovani e anziani si uniranno alla loro festa. Così dice il Signore: «Io cambierò il loro lutto in allegria, li consolerò per le loro afflizioni e li riempirò di gioia.
Is 51, 11.. giubilo e felicità li seguiranno,
svaniranno afflizioni e sospiri. 12Io, io sono il vostro consolatore.
La teologia giudaica espressa nel libro di Giobbe presenta il giusto ebreo (
colui che prende da Dio l'esempio per la sua vita ) come padre dei poveri, consolatore
degli afflitti.
Gb 29, 1 Giobbe continuò il suo discorso dicendo:
2«Potessi tornare com'ero ai mesi andati, ai giorni in cui Dio vegliava
su di me, 3quando brillava la sua lucerna sopra il mio capo e alla sua
luce camminavo in mezzo alle tenebre; 4com'ero nei giorni del mio rigoglio,
quando Dio proteggeva la mia tenda, 5quando l'Onnipotente stava ancora
con me e i miei giovani mi circondavano, 6quando mi lavavo i piedi nella
panna e la roccia mi versava ruscelli d'olio! 7Quando uscivo verso la
porta della città e sulla piazza ponevo il mio seggio, 8vedendomi, i
giovani si ritiravano e i vecchi si alzavano in piedi, 9i notabili sospendevano
i loro discorsi e si mettevano la mano alla bocca, 10la voce dei capi
si smorzava e la loro lingua restava fissa al palato; 11infatti con gli
orecchi ascoltavano e mi dicevano felice,
[ beato ] con gli occhi vedevano e mi rendevano testimonianza, 12perché soccorrevo
il povero che chiedeva aiuto e l'orfano che ne era privo. 13La benedizione del disperato scendeva su di me e al cuore della vedova
infondevo la gioia. 14Ero rivestito di giustizia come di un abito, come
mantello e turbante era la mia equità. 15Io
ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo. 16Padre io ero
per i poveri ed esaminavo la causa dello sconosciuto,
17spezzavo le mascelle al perverso e dai suoi denti strappavo la preda....25Indicavo loro la via da seguire e sedevo come capo, e vi rimanevo
come un re fra le sue schiere o come un consolatore di afflitti.
Gesù porta la consolazione promessa e attesa.
Dio aveva promesso di essere il loro consolatore ( colui che colma i bisogni e fa nascere felicità
) e
la consolazione sarebbe stata l’esperienza
della salvezza ( la VITA ) portata dal Messia . Gesù
è stato il Consolatore del popolo (
parakliton
) compiendo la promessa della consolazione in modo tanto inatteso quanto sorprendente. 1Gv 2,1 abbiamo un Paràclito ( Consolatore) presso
il Padre : Gesù Cristo, il Giusto.
Egli attribuisce l'azione di Consolatore (Paraclito ) anche allo Spirito.
Gv 14,16 e io pregherò il Padre ed egli vi darà
un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre ,
Gv 14,26 Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome,
lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Gv 15,26 Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della
verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me ;
Il Padre, Gesù e lo Spirito sono i Consolatori permanenti dell'umanità intera , i Soccorritori che agiscono per colmare tutte le carenze dell'umanità.
La storia insegna poi che questa non LI accoglie e non collabora con loro . La comunità cristiana ha ricevuto lo Spirito ed è in comunione di intenti e azione
con il Padre per mezzo di Gesù :
2Cor 1,4 Egli ci consola [ παρακαλῶν ] in ogni nostra
tribolazione, perché possiamo anche noi consolare [ παρακαλεῖν ] quelli che si
trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione [ παρακλήσεως ] con
cui noi stessi siamo consolati [ παρακαλούμεθα ] da Dio.La consolazione ( // assistenza, aiuto soprannaturale ) con nui Dio consola i credenti per mezzo di Gesù e dello Spirito non è un DONO CONSOLATORIO per loro, ma una MISSIONE :
perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. 2 tss 2,16E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio,
Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione [ παράκλησιν ] eterna e una buona speranza, 17 consoli [ παρακαλέσαι ] i vostri
cuori e [ cioè ] li confermi in ogni opera e parola di bene.
Rm 15,5 E il Dio della perseveranza e della consolazione [ παρακλήσεως] vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti,
sull'esempio di Cristo Gesù,
Fil 2, 1 Se dunque c'è qualche consolazione [ παράκλησις ] in Cristo,
se c'è qualche consolazione [ παραμύθιον ] frutto della carità, se c'è qualche
comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione , 2rendete
piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità.
Annota Luca:
At 9, 31 La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea,
la Galilea e la Samaria: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con la consolazione [ παρακλήσει , l'aiuto, l'assistenza) ] dello Spirito Santo , cresceva di numero.
Le beatitudini via per la pace
P. Alberto Maggi OSM 21 Gennaio 2011- trascrizione non rivista
dall'autore www.studibiblici.it
" .. L’evangelista elenca alcuni casi
emblematici di sofferenza. La prima beatitudine è: “beati
gli afflitti perché saranno
consolati”.
Per comprendere le beatitudini, non dobbiamo mettere
la beatitudine ai soggetti ma nella risposta.
Dobbiamo cioè leggere
questa beatitudine così: “gli afflitti beati perché?
Perché saranno consolati”.
La beatitudine non consiste
nell’essere afflitti ma nel fatto di essere consolati.Chi sono gli afflitti?
L’evangelista
si riferisce al cap.61 del profeta Isaia, dove
l’autore dice che
l’attività del Messia sarà di consolare gli afflitti
di Sion.
Gli afflitti di cui parla Isaia è il popolo che è oppresso
da due realtà che non fanno che peggiorare la sua situazione:
1. esternamente una dominazione pagana
2. e internamente l’oppressione dei capi religiosi
Queste due cose fanno si che il popolo sia in una situazione
di afflizione e oppressione che non può far a meno di gridare la
propria disperazione. Tanto vero che nel vangelo di Luca questa beatitudine
ha il termine “beati coloro che piangono”: non sono le persone
depresse, sono persone che sono talmente schiacciate da una situazione
ingiusta politica, economica e sociale che non possono non gridare tutta
la loro disperazione.
Allora Gesù non proclama beati gli afflitti, quelli che
vivono questa situazione, quelli che la società ha
schiacciato dal punto di vista economico, politico,
sociale, religioso, queste persone che sono talmente
schiacciate, non sono beati perché sono
afflitte (la beatitudine non si riferisce mai
alla condizione, è sempre
nel secondo termine), ma coloro che vivono questa
condizione di afflizione perché – e l’evangelista,
grande teologo e letterato, usa attentamente
i termini per le sue beatitudini, non adopera
il verbo confortare , ma il verbo consolare che significa l’eliminazione
alla radice della causa della sofferenza.
Tutte queste beatitudini sono condizionate dalla prima; se
c’è un gruppo di persone, una comunità che incomincia
a prendersi cura di coloro dei quali nessuno si occupa, quelle persone
che soffrono al punto di dover gridare per tutta la loro disperazione,
beati perché grazie a questa comunità che si prenderà cura
di loro vedranno la fine delle loro afflizioni.
Quindi non è un messaggio alienante, un messaggio
spiritualizzante, un messaggio che rimanda alla
consolazione nell’aldilà,
ma un messaggio immediato.
C’è tanta gente che è disperata
che grida nella disperazione, e attende il nostro
impegno, e noi dobbiamo essere coloro che mettono
la parola fine alla loro sofferenza. " 3. Beati i miti5 Beati
i miti, perché
erediteranno la terra
La terra era la Palestina, la Terra
della vita di Dio insieme al suo popolo. Il possesso
della terra era
il segno della vitalità dell' alleanza con Dio mentre l'esilio, la perdita
della terra, era visto come il segno della rottura dell'alleanza
.Dt28, 9Il Signore ti renderà popolo a lui consacrato, come ti ha giurato,
se osserverai i comandi del Signore, tuo Dio, // e camminerai nelle sue
vie. 10Tutti i popoli della terra vedranno che il nome del Signore è
stato invocato su di te e ti temeranno. 11Il Signore, tuo Dio, ti concederà
abbondanza di beni, quanto al frutto del tuo grembo, al frutto del tuo
bestiame e al frutto del tuo suolo, nel paese che il Signore ha giurato
ai tuoi padri di darti.
Dio aveva
distribuito la terra secondo equità ad ogni tribù di Israele.
Nella storia poi i furbi si erano arricchiti
sottraendo la terra ai meno furbi, e questi si
sentivano - oltre che depredati- diseredati da
Dio, umiliati.
Erano i senza
terra di Israele . L'istituzione
del giubileo doveva ovviare a questa ingiustizia
ma nessun giubileo fu mai fatto.
Sal 37,9 i malvagi saranno sterminati, ma chi
spera nel Signore possederà la terra. 10 Ancora un poco e l'empio scompare, cerchi
il suo posto e più non
lo trovi. 11 I miti invece possederanno la terra e si delizieranno
nell'abbondanza di una di una pace ( felicità) ... 18 Conosce il Signore la vita
dei buoni, la loro eredità durerà per
sempre.
19 Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.
Secondo una certa mentalità giudaica Dio retribuiva i giusti già in
terra e per questo bisognava avere fiducia in
Lui, senza maledire gli ingiusti che rubano e depredano perchè Dio li
avrebbe retribuiti con la morte ;
i giusti quindi avrebbero ereditato
la terra di Israele.
I miti erano gli umili di Israele che
per la fede in Dio non si ergevano a maledire gli empi
predatori ma attendevano la giustizia del Signore che avrebbe ridato loro
la terra in Israele.
La promessa divina ripresa dal Sal 37 parla di possedere la
terra come
una eredità permanente.
Perciò in Mt i
miti che erediteranno
la terra , la erediteranno da Dio, il vero proprietario che l'aveva
distribuita a tutte le tribù di Israele e che
altri avevano loro sottratto. Attendevano di un intervento divino.
E' finalmente giunto il
giubileo atteso dai miti , quello di Gesù, che non è solo
per i giusti ( retribuzione ) ma anche per gli empi di Israele
che si convertono a Lui cioè
accolgono il suo Spirito.Chi diventa UOMO , figlio di Dio ne diventa erede : Mt 19,29 E tutti quelli che, per causa mia, hanno abbandonato fratelli e sorelle, padre e madre, case o campi… riceveranno cento volte di più e avranno in eredità la VITA eterna.
Consolare gli afflitti, affliggere i consolati P. Alberto Maggi OSM . Conferenza del 21 Gennaio 2011- trascrizione
non rivista dall'autore studibiblici.it
"... Abbiamo visto che nelle beatitudini c’è una
situazione negativa con una promessa di una soluzione,
quindi coloro che scelgono di essere poveri,
le conseguenze negative di questa scelta verranno
eliminate perché Dio è il
loro re, e ai poveri è promesso
il regno.
Abbiamo visto che gli afflitti saranno consolati, poi vedremo
che gli affamati saranno saziati, e qui non si capisce perché questa
beatitudine è: “Beati i miti perché erediteranno la
terra”. o la traduzione letterale “Beati i miti perché questi
erediteranno la terra” . Cosa c’entra la terra con la mitezza
non si capisce.
Quindi è chiaro, nelle altre beatitudini abbiamo
la situazione negativa con la promessa di una liberazione positiva, ma
qui non si capisce.
Nel passato, e quando critico il passato non è tanto
una critica per una malafede del passato, non avevano gli strumenti. Sapete
che fino a praticamente 40 anni fa non c’era ancora il testo integrale
del NT greco. È stato con il Concilio Vaticano II che la chiesa
cattolica è tornata al testo greco; pensate che la prima edizione
del testo greco del NT è del 1975, cioè l’altro ieri.
Non c’erano le possibilità di queste conoscenze profonde del
vangelo. Allora in passato non comprendendo questa beatitudine, la terra
era stata trasfigurata nell’aldilà, con la mania del paradiso,
e i miti erano i sottomessi, gli obbedienti soprattutto all’autorità ecclesiastica.
Per comprendere chi siano i miti della beatitudine occorre rifarsi al salmo
37 riportato con una leggera variante dall'evangelista: "I
miti invece erediteranno [una] terra e godranno di una grande pace".
Questo salmo si rifà alla storia
di Israele e all'ingresso delle tribù ebraiche nella "terra promessa" che
era stata equamente divisa fra le tribù di Israele (cf Nm 32;
Gs 13-21), in modo che nessuno fosse bisognoso (cf Dt 8,8-10; 15,4).
Nel mondo culturale giudaico il possesso della
terra equivale a quello della dignità. Secondo il Talmud colui che non può dire
sua una terra non è un uomo. Questa visione idealizzata della spartizione
della terra non corrispondeva però alla realtà. Infatti molti
furono esclusi da questa divisione dall'avidità dei potenti e dalla
violenza dei prepotenti che s'impadronirono anche della terra dai più deboli.
Spogliati di tutto, e incapaci di far valere i propri diritti e di difendersi,
costoro vengono definiti i miti, termine che non indica una qualità morale
della persona (l'umile) "mansuetudine" ma uno stato sociologico
negativo (l'umiliato) "sottomissione".
La "mitezza" non si riferisce al carattere
di questi individui, ma alla condizione sociale. Questi "miti",
umiliati e scandalizzati dal benessere in cui prosperano gli empi che
li schiacciano, vengono invitati dal salmista con delle pie (e poco convincenti)
argomentazioni a non reagire, e attendere sottomessi e rassegnati il
giudizio finale che toccherà agli uni ed agli altri: castigo per
i malvagi e premio per i "miti"Sicché i "miti" nel Sal 37,11, espressamente
citato nella beatitudine, sono i "diseredati". Sono costoro,
che espropriati della loro eredità, riceveranno in dono ("erediteranno")
la terra. La promessa di Gesù è concreta e immediata: grazie
all'accettazione della prima beatitudine con la quale i credenti accettano
di con-dividere generosamente tutto quel che hanno, quanti hanno perso
tutto (i diseredati) riceveranno "la terra".con questa immagine
si assicura a quanti sono stati vittime dell'ingordigia dei potenti, un
benessere e una dignità mai conosciuti prima.
E si ritorna alla prima beatitudine: se c’è una
comunità di persone che si impegna a sentirsi responsabile della
felicità degli infelici di questo mondo, i diseredati, quelli che
hanno perso tutto, hanno perso l’onore, hanno perso la dignità umana,
non sanno neanche più cosa significa essere una persona dignitosa,
questi nella comunità ritroveranno non un terreno, un po’ di
dignità, ma la terra, la totalità; cioè nell’ambito
della comunità delle beatitudini, i diseredati ritroveranno
una dignità che non avevano mai conosciuto nella vita, neanche prima
di perderla, perché vengono trattati con amore verranno trattati
con una devozione che non avevano mai sperimentato. Vedete che non sono beatitudini alienanti,
ma beatitudini che coinvolgono, ci sono i diseredati
del mondo e, purtroppo da quando sono state pronunciate
le beatitudini, continuano ad esserci.
È compito
della comunità cristiana che a queste persone che vivono senza
alcuna dignità, venga fatta ritrovare non una briciola di vita,
ma la pienezza della vita.
Si è cercato di spiritualizzare la beatitudine
per cui la mitezza è diventata obbedienza, specialmente verso
l’autorità e
la terra da ereditare è diventato il regno dei cieli. Nulla di
tutto questo ."
4- Beati quelli che hanno
fame e sete della giustizia 6 Beati quelli
che hanno fame e sete della giustizia perchè saranno saziati L'espressione
poteva avere il significato di
essere affamato ed assetato di giustizia distributiva
o retributiva
- perchè si patisce l'ingiustizia degli altri
- oppure perchè si soffre nel vedere che ci sono persone oppresse a causa di
una ingiustizia dilagante .
L'espressione "
sete della giustizia" sembra indicare la
fame
e sete della giustizia che io autore
e tu lettore ben conosciamo .
La
giustizia dell' isarelita come osservanza
della Torah garantiva l'
alleanza. Nel giudaismo farisaico era diventata
l’osservanza
minuziosa dei precetti della Tradizione.
L'alleanza è
vitale per l'esistenza di Israele e per
ereditare il
Regno definitivo di giustizia e pace promesso da Dio, perciò l'israelita sarebbe
chiamato ad essere
affamato ed assetato ( questione vitale ! )
della
giustizia che pratica i precetti della tradizione..
Nel contesto del vangelo di Mt ( sebbene sia stato scritto soprattutto per comunità
di ebrei divenuti cristiani ) , la giustizia che autore e lettore conoscono non
può che essere quella descritta nel vangelo stesso. Nel Regno messianico c'è
una giustizia superiore a quella richiesta dalla Torah ebraica ( cf
Mt 5-6-7 ) .Mt 5,20 Io vi dico infatti: se la vostra giustizia
non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei
cieli.
La “giustizia” di cui bisogna aver fame
e sete in Mt designa il compimento dell' UOMO nella comunità che osserva il
comandamento di Gesù
, la Legge dello Spirito, la Carità fraterna.
Dice infatti :
Mt 6, 30 Ora, se Dio veste così l'erba del campo, che
oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di
poca fede? 31Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa
berremo? Che cosa indosseremo?». 32Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani.
Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. 33 Cercate
invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia ( che è quella della Carità per le beatitudini) ,
e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Chi non è più pressato dalla produzione della vita materiale può mettere al primo
posto la ricerca della giustizia del Regno portata da Gesù.Questa giustizia è declinata da Mt nel suo
"
Discorso della montagna
" di cui la proclamazione delle beatitudini
è la premessa. Nel racconto dei pani e dei pesci i discepoli erano
affamati avevano di che mangiare ma si preoccupano delle folle
affamate : d'impulso si tengono il loro
cibo e mandano gli altri a comprarselo.
TUTTI erano affamati di cibo ma nessuno era affamato della giustizia , quella di Dio, la Carità : voi stessi date loro da mangiare , questa è la
giustizia del Regno che sazia i discepoli e dona la beatitudine agli affamati. . Mt 14,16 Gesù disse loro: « voi stessi date loro da mangiare :
Gesù invita i discepoli a liberarsi dal possesso esclusivo dei beni perchè è questo che produce gli affamati.
E gli affamati di pane sono anche affamati di Giustizia , quella che solo Dio ha il potere di esercitare per tutti.
1
7Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». ...19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani
e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani
e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20 Tutti
mangiarono a sazietà , e portarono via i pezzi avanzati:
dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini,
senza contare le donne e i bambini.
Nel racconto Gesù non moltiplica il cibo ma lo benedice - gesto
che indica l'effusione del suo "Spirito ".
-
lo Spirito ispira i discepoli alla Carità e questa è la Giustizia di Dio. L'esercizio della Carità li sazia nella loro fame di essere Giusti secondo Dio e // compiersi come UOMINI.
- per mezzo della Carità-Giustizia esercitata dai discepoli lo Spirito sazia la fame degli affamati di cibo e rivela loro che la Carità ricevuta è la giustizia di Dio che attendevano.
Gli affamati della Giustizia di Dio ( i discepoli per un verso e gli affamati di cibo per un altro ) sono saziati da LUI per mezzo della Carità.Ci si sazia saziando Alberto Maggi- Le beatitudini via per la pace -Trascrizione
di conferenze non verificata dall'autore. www.studibiblici.it
" C
’è tutto uno schema con il quale l’evangelista costruisce
le beatitudini, e la successiva è: “Beati quelli che hanno
fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”, o letteralmente “Beati
gli affamati e assetati della giustizia, perché questi saranno saziati”.
L ’evangelista ha presentato 2 situazioni di ingiustizia (gli afflitti,
e i diseredati), e le riassume in una terza beatitudine.
Quelli che ne fanno una questione vitale di riportare dignità a
chi dignità non ce l’ha, quelli che fanno una questione vitale
di liberare dall’oppressione gli oppressi, ebbene questi - assicura
Gesù - in questa comunità (perché tutto dipende dalla
prima beatitudine) in una comunità di gente che ha rinunciato all’ambizione,
dall’avere di più, dall’arricchire, dall’essere
di più degli altri ed ha capito che la felicità non consiste
in quello che si ha, ma in quello che si dà, saranno felici qui
pienamente su questa terra.
E ce lo dice pure, oltre la beatitudine, una frase di Gesù negli Atti
degli Apostoli, che purtroppo è sempre stata trasmessa senza il risalto
che merita. Gesù dice: “c’è più gioia
nel dare che nel ricevere”, ecco qui la felicità.
Molti non sono felici perché pensano che la felicità consiste in
ciò che gli altri devono fare per noi. Allora rimani sempre deluso perché gli
altri non possono sapere ciò che lui aspetta, ciò che lui desidera
e ciò che lui spera. Chi pensa che la sua felicità dipenda da quello
che gli altri devono fare per lui rimane sempre deluso.
Allora Gesù dice:
no, la felicità non consiste in ciò che gli altri faranno per te,
in ciò che riceverai, ma in ciò che tu donerai. Allora la felicità è piena
immediata e totale, la felicità consiste in ciò che si fa per gli
altri; se io non so quello che gli altri possono fare per me, so ciò che
io posso fare per gli altri.
Quindi l’invito di Gesù è per la pienezza della
felicità, e se c’è una comunità che si occupa
della felicità degli altri, in questa comunità quelli che
fanno una questione vitale di questa giustizia (fame e sete) , saranno
pienamente saziati. (e qui bisognerebbe tradurre con un verbo italiano ormai un po’ in disuso,
perché il termine che usa l’evangelista è il verbo che si
usa per gli animali che mangiano sino a scoppiare, e si potrebbe dire satolli):
cioè gli affamati e gli assetati, saranno saziati sino a scoppiare. Ed è importante
che questo verbo, essere satolli, essere sazi, l’evangelista lo riporta
in un episodio importante: quello della condivisione dei pani e dei pesci dove
quelli che mangiarono furono satolli (Mt 14,20).
L’evangelista con questa tecnica letteraria (adoperando questo verbo solo
in questi due episodi) ci fa comprendere che si sazia la propria fame
e sete di giustizia, saziando la fame fisica degli altri, ma sopratutto
Gesù garantisce che all’interno della sua comunità non ci
sarà nessuna forma di ingiustizia, ogni forma di ingiustizia sarà messa
fuori dalla porta. .
All’interno della comunità cristiana che ha fatto la scelta delle
beatitudini non esiste alcuna forma di ingiustizia, di sopraffazione.
Gesù mette delle norme ben precise: nessuno possa essere considerato al
di sopra degli altri, nessuno pensi di comandare gli altri, ma siete tutti quanti
fratelli gli uni al servizio degli altri. Quindi, quelli che hanno fame e sete
di questa giustizia, grazie all’accoglienza delle beatitudini, saranno
pienamente saziati."
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