Corso di Religione

DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA CATTOLICA



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Elementi fondamentali per comprendere, valutare e orientarsi in politica . (*) Credits : santaritalatina.it. incontri storia della chiesa 

Perchè una dottrina sociale della Chiesa?
Il dono dello Spirito di Gesù è la Vita Divina che trasforma l'uomo naturale in cristiano , un uomo nuovo, libero dalle grinfie del maligno, forte nel combatterlo, capace di compiere il bene fino alla perfezione, come Gesù stesso, con una amore che è umano-divino.

Lo Spirito di Gesù , che e' stato dato nei sacramenti della chiesa a cominciare dal battesimo-cresima-eucarestia , attraverso i cristiani si manifesta nella Storia come un Vangelo, una Novità che S.Paolo chiama con un termine nuovo : Carità.La carita' e' attributo della natura divina.  La carita' e' l'amore con cui Dio ama incondizionatamente. La carità si e' rivelata pubblicamente nell'amore con cui Gesù ha amato il Padre e gli uomini. La carità viene partecipata da Gesù ai cristiani comunicando la sua natura umanodivina risorta. I cristiani sono potenzialmente capaci di vivere come Gesù, amando come uominidèi con carità.
La " legge naturale di VITA" dei cristiani è la carità. E' la nuova relazione con Dio per mezzo di Gesù che "tiene" il cristiano nel milieu divino della carità:

Cat. Univ. Chiesa Catt.   (CUCC)
1972
La Legge divina nuova è chiamata una legge d'amore,

Il comando divino antico era "ama Dio con tutto te stesso e il prossimo come te stesso ", era il comando per l' uomo naturale . Il comando nuovo è  letteralmente lo stesso di quello antico ma è nuovo perchè rivolto ad un uomo nuovo , l' UOMO in formazione , il cristiano.

Qui è la novita', il vangelo : l'uomo antico poteva amare solo con la sua natura umana, il cristiano puo' amare con la sua natura umano-divina, con carità, come Gesù il quale ama puntando alla felicità eterna di tutto e tutti.

L'esperienza cristiana è
- esperienza di libertà :
- azione libera rispetto alle suggestioni del male
,
- perchè azione orientata a Gesù e mossa dalla carità verso di Lui e verso il prossimo.

Cat. Univ. Chiesa Catt.   (CUCC)
1972 La Legge divina nuova è chiamata una legge d'amore, perché fa agire in virtù dell'amore che lo Spirito Santo infonde,
più che sotto la spinta del timore; una legge di grazia, perché, per mezzo della fede e dei sacramenti, conferisce la forza della grazia per agire;una legge di libertà , [Cf Gc 1,25; Gc 2,12 ] perché ci libera dalle osservanze rituali e giuridiche della Legge antica,  ci porta ad agire spontaneamente sotto l'impulso della carità.

Nel cristiano, ove dimora lo Spirito di Gesù, questo Spirito ... porta ad agire spontaneamente sotto l'impulso della carità. Spontaneamente non significa qui automaticamente : il rapporto tra il libero arbitrio dell'uomo naturale, che rimane tale, e lo Spirito di Gesù è un rapporto di alleanza .

L'uomo può aderire a questa alleanza o romperla :
- se i cristiani aderiscono totalmente a questa alleanza , nel loro agire si manifesta spontaneamente la carità.
- se la loro adesione è parziale, la carità in loro stenterà a manifestarsi.
- se rompono l'alleanza significa che hanni fatto alleanza con il maligno e la carità in loro non può manifestarsi.

Nella storia del cristianesimo si possono osservare nei cristiani tutte e tre le condizioni : ci sono stati e ci sono i santi ed i beati, i bravi cristiani, i cristiani mediocri ed i cristiani traditori dell'alleanza.

Bisogna vedere con chiarezza la portata della rivoluzione della carità : se tutti diventassero cristiani e fossero fedeli all'alleanza in Gesù, l'umanità agirebbe spontaneamente con carità con un miglioramento della vita planetaria inimmaginabile!

"il cristianesimo ha una sua fortissima specificità nell' annunciare l' unità del genere umano e quindi l' appartenenza ad un' unica comunità umana". 
[ Mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace ]

CUCC 360 Grazie alla comune origine il genere umano forma una unità.  Dio infatti "creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini" ( At 17,26 ): [Cf Tb 8,6 ] . La fratellanza umana è il fondamento della solidarietà umana (solido=unità inscindibile) in quanto tutti derivano da una unico uomo originario e tutti hanno il diritto di realizzare in pienezza la loro umanità attraverso le infinite culture umane possibili. La fratellanza umana in Dio, nella comune immagine del Verbo, riscattata e resa viva dalla salvezza donata in Gesù, è il fondamento della carità ....in quanto tutti ereditano da Adamo l'immagine di Dio e tutti hanno il diritto di realizzarla nella loro vita in tutta la sua pienezza, per grazia dell'opera di Gesù , di redenzione e santificazione e della sua Chiesa.

Il mondo è dominato dal maligno e costitutivamente anticristiano. I cristiani hanno cercato di sopravvivere nella storia radicati nella salvezza ricevuta e cercando di creare le condizioni migliori perchè questa salvezza fosse sempre disponibile per tutti.

Nei secoli hanno partecipato alla costruzione della vita sociale in ogni parte del mondo, orientati dalla novità della loro condizione antropologica verso una piena umanizzazione delle società . La riflessione su questa esperienza si è sedimentata nella Dottrina Sociale.

La Dottrina Sociale è la via della carità ed ben descritta nel documento " Sollecitudo Rei Socialis "(Sollicitudo rei socialis, SRS 41)
(...) Suo scopo principale è di interpretare tali realtà, esaminandone la conformità o difformità con le linee dell’insegnamento del Vangelo sull’uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente; per orientare, quindi, il comportamento cristiano.
Essa appartiene, perciò, non al campo dell’ideologia, ma della teologia e specialmente della teologia morale.

(...) L’insegnamento e la diffusione della dottrina sociale fanno parte della missione evangelizzatrice della Chiesa. E, trattandosi di una dottrina indirizzata a guidare la condotta delle persone, ne deriva di conseguenza l’«impegno per la giustizia» secondo il ruolo, la vocazione, le condizioni di ciascuno.

...La Chiesa (...) non propone sistemi o programmi economici e politici, né manifesta preferenze per gli uni o per gli altri, purché la dignità dell’uomo sia debitamente rispettata e promossa ed a lei stessa sia lasciato lo spazio necessario per esercitare il suo ministero nel mondo. Ma la Chiesa è «esperta in umanità» e ciò la spinge a estendere necessariamente la sua missione religiosa ai diversi campi in cui uomini e donne dispiegano le loro attività, in cerca della felicità, pur sempre relativa, che è possibile in questo mondo, in linea con la loro dignità di persone.

(...) La dottrina sociale della Chiesa non è una «terza via» tra capitalismo liberista e collettivismo marxista, e neppure una possibile alternativa per altre soluzioni meno radicalmente contrapposte: essa costituisce una categoria a sé. Non è neppure un’ideologia, ma l’accurata formulazione dei risultati di un’attenta riflessione sulle complesse realtà dell’esistenza dell’uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale.

(...) All’esercizio del ministero dell’evangelizzazione in campo sociale, che è un aspetto della funzione profetica della Chiesa, appartiene pure la denuncia dei mali e delle ingiustizie. Ma conviene chiarire che l’annuncio [ della salvezza cristiana e delle sue ricadute benefiche sul mondo n.d.r.] è sempre più importante della denuncia, e questa non può prescindere da quello, che le offre la vera solidità e la forza della motivazione più alta.


(SRS I)
«La sollecitudine sociale della Chiesa, finalizzata ad un autentico sviluppo dell'uomo e della società, che rispetti e promuova la persona umana in tutte le sue dimensioni, si è sempre espressa nei modi più svariati»
Pertanto, cominciando dal validissimo apporto di Leone XIII arricchito dai successivi contributi magisteriali, si è ormai costituito un aggiornato corpus dottrinale, che si articola man mano che la Chiesa va leggendo gli avvenimenti mentre si svolgono nel corso della storia.  Essa cerca così di guidare gli uomini a rispondere, anche con l'ausilio de la riflessione razionale e delle scienze umane, alla loro vocazione di costruttori responsabili della società terrena» 

I cristiani sono costruttori responsabili - cioè liberi e consapevoli - della società terrena insiema a tutti gli altri uomini ; ma a differenza degli altri hanno in se stessi una forza soprannaturale che li muove al bene comune , la forza della Carità. Essa è il fondamento dell'etica del cristiano. La Dottrina sociale della Chiesa è un fondamentale riferimento etico per l'impegno politico e sociale dei cristiani.I cristiani chiamati alla formazione politica e sociale.

Certo, sappiamo che il nostro sguardo è rivolto primariamente al Regno dei cieli; ma Cristo ha pure detto che il suo Regno è già iniziato qui e matura nel tempo.

La Chiesa si deve preoccupare di ritornare alla Casa del Padre, ma questa è raggiunta attraverso le scelte che si operano nella storia. Qualunque cosa facciate, fatela di cuore, come per il Signore (Col 3,23);
Qualunque cosa possiate dire o fare, tutto si compia nel nome del Signore Gesù Cristo, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre (Col 3,17).


Come si vede, anche la società umana con tutti i suoi problemi non è un tema che si debba ritenere così estraneo alla dimensione religiosa cristiana, che non se ne possa parlare all'interno di un discorso sulla Chiesa, che Gesù ha anche paragonato ad "una città posta sul monte" che "non può restare nascosta" (Mt 5, 14).
CUCC
 2419 “La Rivelazione cristiana ci guida a un approfondimento delle leggi che regolano la vita sociale” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes , 23]. La Chiesa dal Vangelo riceve la piena rivelazione della verità dell'uomo. Quando compie la sua missione di annunziare il Vangelo, attesta all'uomo, in nome di Cristo, la sua dignità e la sua vocazione alla comunione delle persone; gli insegna le esigenze della giustizia e della pace, conformi alla sapienza divina.

 2420 La Chiesa dà un giudizio morale, in materia economica e sociale, “quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona o dalla salvezza delle anime” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 23]. Per ciò che attiene alla sfera della moralità, essa è investita di una missione distinta da quella delle autorità politiche: la Chiesa si interessa degli aspetti temporali del bene comune in quanto sono ordinati al Bene supremo, nostro ultimo fine. Cerca di inculcare le giuste disposizioni nel rapporto con i beni terreni e nelle relazioni socio-economiche.

 2423 La dottrina sociale della Chiesa propone principi di riflessione; formula criteri di giudizio, offre orientamenti per l'azione:  "Ogni sistema secondo cui i rapporti sociali sarebbero completamente determinati dai fattori economici, è contrario alla natura della persona umana e dei suoi atti" [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus , 24].

 2422 L'insegnamento sociale della Chiesa costituisce un corpo dottrinale, che si articola man mano che la Chiesa, alla luce di tutta la parola rivelata da Cristo Gesù, con l'assistenza dello Spirito Santo, interpreta gli avvenimenti nel corso della storia [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 1; 41]. Tale insegnamento diventa tanto più accettabile per gli uomini di buona volontà quanto più profondamente ispira la condotta dei fedeli.

 2421 La dottrina sociale della Chiesa si è sviluppata nel secolo diciannovesimo, all'epoca dell'impatto del Vangelo con la moderna società industriale, le sue nuove strutture per la produzione dei beni di consumo, la sua nuova concezione della società, dello Stato e dell'autortià, le sue nuove forme di lavoro e di proprietà. Lo sviluppo della dottrina della Chiesa, in materia economica e sociale, attesta il valore permanente dell'insegnamento della Chiesa e, ad un tempo, il vero senso della sua Tradizione sempre viva e vitale [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 3].


Il Movimento Cattolico, povero di mezzi e sempre osteggiato dai padroni di turno, ha saputo in altri tempi sottrarsi all'emarginazione in cui tentavano di relegarlo: agli inizi (nei primi decenni del Paese unito), le ideologie politiche che monopolizzavano l'amor di patria e il senso dello Stato; in seguito (in questo secondo dopoguerra), quelle che, in maniera egualmente indebita, si attribuivano l'esclusiva della lotta per la giustizia e per la promozione delle classi più umili.

2424 Una teoria che fa del profitto la regola esclusiva e il fine ultimo dell'attività economica è moralmente inaccettabile. Il desiderio smodato del denaro non manca di produrre i suoi effetti perversi. E' una delle cause dei numerosi conflitti che turbano l'ordine sociale [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes , 63; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 7; Id. , Lett. enc. Centesimus annus, 35].  Un sistema che sacrifica “i diritti fondamentali delle singole persone e dei gruppi all'organizzazione collettiva della produzione” è contrario alla dignità dell'uomo [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 65]. Ogni pratica che riduce le persone a non essere altro che puri strumenti in funzione del profitto, asservisce l'uomo, conduce all'idolatria del denaro e contribuisce alla diffusione dell'ateismo. “Non potete servire a Dio e a Mammona” ( Mt 6,24; Lc 16,13 ).

 2425 La Chiesa ha rifiutato le ideologie totalitarie e atee associate, nei tempi moderni, al “comunismo” o al “socialismo”. Peraltro essa ha pure rifiutato, nella pratica del “capitalismo”, l'individualismo e il primato assoluto della legge del mercato sul lavoro umano [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus , 10; 13; 44]. La regolazione dell'economia mediante la sola pianificazione centralizzata perverte i legami sociali alla base; la sua regolazione mediante la sola legge del mercato non può attuare la giustizia sociale, perché “esistono numerosi bisogni umani che non hanno accesso al mercato” [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 10; 13; 44]. E' necessario favorire una ragionevole regolazione del mercato e delle iniziative economiche, secondo una giusta gerarchia dei valori e in vista del bene comune.
E sarà possibile farlo riaffermando e attuando i princìpi, sempre insidiati, ma sempre validi, della dignità della persona e del valore della vita, della libertà di vivere e di educare secondo le proprie ideali convinzioni, della rilevanza primaria che deve essere data alla famiglia, della solidarietà con i più deboli, di una reale sussidiarietà per un bene comune che sia davvero il bene di tutti, ecc. 

Per quanto confusa e frammentata sia oggi la rappresentanza del cattolicesimo a livello civile, non credo proprio che la presenza e la missione del cristiano nella nostra società abbiano fatto il loro tempo. Se non altro per opporsi all'umanesimo disumanizzante, al razionalismo irrazionale, al libertarismo dissoluto ed oppressivo, che ispirano tanta parte della mentalità odierna.

Sarebbe tragico e molto comico che, nel ritrovare una forma - riconoscibile ed efficace - di presenza nel sociale, siano i cattolici stessi ad autocensurarsi, magari in nome di uno spiritualismo che dimentica l'Incarnazione, riducendo il servizio ecclesiale al mondo ad una pratica privatistica catacombale, ad una ispirazione buona per tutte le salse, illudendosi nel chiamar vittorie le sonore sconfitte, estenuandosi in un dialogo dove l'identità è irriconoscibile ed è morta la missione, coltivando una fede che non genera cultura e le sue opere, quelle che esprimono liberamente tale cultura e spesso ne sono condizione indispensabile. 

Tramite il magistero sociale, la Chiesa è stata e continua ad esser Madre e Maestra delle generazioni che si avvicendano e non soltanto dei suoi fedeli.


"È una precisa e inderogabile responsabilità pastorale della comunità ecclesiale individuare e predisporre luoghi, strumenti, servizi, finalizzati alla formazione della coscienza sociale e politica dei cristiani" (CEI, Nota pastorale " La formazione all'impegno sociale e politico ", 14). 

"È tutto l' uomo nella concretezza della sua esistenza quotidiana che è salvato in Cristo. Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta" (Giovanni Paolo II all'Unesco, 13 /1/1980). 

La Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) va innanzitutto considerata proprio come frutto della sua consapevolezza di rappresentare la presenza di una concezione cristiana e cattolica "tradizionale", in aperta dialettica con quella laicista "moderna" e contemporanea.

Con la DSC, la Chiesa si assume il compito di affermare che esiste un modo diverso di considerare la persona umana, la ragione, la famiglia, la società, lo Stato, ecc.. che porta a politiche che umanizzano il mondo in modo integrale.Poiché nella politica si gioca l'intera visione dell'uomo, è ovvio che la Chiesa subisca l'attacco da parte di chi vuole imporre un progetto totalmente estraneo alla sua.

La DSC è il più serio tentativo della presenza missionaria della Chiesa: far incontrare con la fede l'uomo concreto con le sue problematiche storiche, personali e sociali. Se non l'avesse fatto, avrebbe vanificato la fede e tradito l'uomo. 

Pur nel continuo mutamento delle società, la Chiesa non può rinunciare ad essere presente con il suo volto e per esercitarvi la sua missione. La DSC altro non è che uno strumento della sempre "nuova evangelizzazione", che mira a far si che ogni uomo possa trovare in Cristo la propria verità e salvezza.

Alla "nuova creatura" nata dall'incontro con Cristo è dato anche un nuovo orizzonte di conoscenza e di azione, entro il quale potrà dare soluzione anche ai suoi problemi sociali; non senza una seria elaborazione culturale e in costante corretto dialogo con ogni uomo di buona volontà.


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