Corso di Religione

LA LEGGE MORALE NATURALE



         


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Legge naturale e teologiaLa legge eterna, la volontà eterna di Dio per tutte le sue creature, si manifesta all'uomo come vocazione, come una chiamata a cui ciascuno deve rispondere e la riflessione teologico-morale deve appunto illustrare l'altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di portare frutto nella carità per la Vita del mondo» (Vat II-OT 16).

E' una richiesta che può schematizzarsi nei seguenti tre punti :

1- Esiste un progetto di Dio, creatore e redentore, per l'umanità e la sua storia: trasformare la famiglia umana in comunione degli uomini con Dio e fra loro .   (Gs 40 )

2- Anche la chiamata ad ogni singolo è legata a questo progetto (il «consilium Dei» di GS 11). 

3- Questa chiamata è presente al cuore (=alla coscienza) di ogni uomo almeno nei suoi valori fondamentali. E' la dottrina esplicita di Gs 16 e 92.

Il progetto globale di Dio ci è rivelato autorevolmente dalla Scrittura : non in forma di trattato o di esposizione scientifica, ma come graduale scoperta storica, mai dei tutto compiuta.

Ciò è vero per l'AT, ma anche per il NT: all'interno delle comunità apostoliche si compiono grandi passi avanti nella comprensione del progetto di Dio .

Ed è vero anche per la chiesa:  una morale propriamente teologica dovrà cercare ed esprimere il progetto globale di Dio.

Legge morale naturale e teologia morale. La lettura del progetto di Dio nella realtà storica oggettiva del nostro tempo è opera della ragione umana.

E' parte integrante della teologia morale nella sempre più profonda e complessa comprensione che la chiesa, i singoli cristiani e gli uomini di buona volontà (singoli e gruppi) hanno della propria vocazione.
La luce della fede apre un orizzonte di significato per l'esistenza e la storia di ogni uomo e dell'umanità: spetta poi alla ragione la ricerca dei singoli comportamenti che meglio si inseriscano in questo orizzonte.

Dio affida alla scelta del singolo il suo progetto . Egli non ordina direttamente all'uomo ciascun singolo comportamento (sarebbe, questa, una visione ockhamista oggi inaccettabile) ma agisce ordinariamente per cause seconde. 

Così l'uomo - e in specie il credente in Cristo e la comunità dei credenti - non solo deve scoprire il progetto di Dio, ma deve realizzarlo storicamente. E ciò in due sensi:

1- deve realizzarlo in un preciso momento della storia, e perciò entro quadri di realtà oggettive che sono dei dati variabili: si pensi a una scelta economica nel quadro dell'economia curtense e in quello dell'economia planetaria attuale; 

2-. deve realizzarlo cercando di indirizzare la storia verso il traguardo finale della città di Dio
Il dato storico attuale è dunque qualcosa che va conosciuto come un dato entro cui realizzare il progetto di Dio, e al tempo stesso come una realtà da modificare per meglio realizzare il progetto di Dio .

Questa stretta e doverosa interconnessione fra la rivelazione (// la fede cristiana) e la ragione umana che pone oggi problemi tremendi alla riflessione teologico-morale. 

La (Teologia) Morale deve approfondire ai limiti del possibile la lettura di fede del progetto di Dio, e deve contemporaneamente leggere ogni ambito della realtà storica in cui si collocano le singole scelte dell'uomo.  La teologia morale oggi non ha altro statuto che quello indicato chiaramente dal Vat.II:  discernere«alla luce dei Vangelo e dell'umana esperienza» (Gs 46). 

La ragione umana, attraverso innumerevoli e complesse vicende storiche e culturali, ritorna sempre al progetto di Dio quale appare nel Vangelo:cin ciò che è autenticamente umano il cristiano riconosce la volontà di Dio (legge morale naturale), nella ricerca e nella testimonianza dell'umano egli vede già implicata la propria fede.

L'eterno ritorno della legge naturale altro non è che la continua presenza chiamante di Dio nella coscienza di ogni uomo (Gs 16) a portar frutto nella carità per la vita del mondo (OT 16): e  questo è proprio l'oggetto specifico della teologia morale.  

 La Teologia Morale prepara il "campo di coscienza "in cui l'uomo decide le sue risposte alla chiamata divina alla VITA. 

Questa complessa catena di ragionamenti è parte della legge naturale.
Si apre allora un grave problema, severamente posto dalla filosofia contemporanea a ogni tipo di riflessione morale: il problema dei limiti e della validità universale della ragione.

Una riflessione morale teologica non è dispensata dall'essere anche logica. Basti accennare a un aspetto del problema, che è importante per l'annuncio morale cristiano in culture diverse da quella occidentale: non è affatto sicuro che culture diverse abbiano modelli di ragionamento uguali.

Il tipo di discorso che convince (noi stessi e gli altri) della validità di una conclusione (nel nostro caso di un precetto morale particolare) può forse variare da cultura a cultura.

Un precetto particolare potrebbe dunque non essere universalizzabile (ab-solutus). E' un problema aperto: resta però fermo che ognuno deve agire secondo il dettato della propria convinzione, quali che siano gli strumenti argomentativi di cui possa disporre .

Ogni essere umano è irripetibile e ha una sua irripetibile vocazione : non si tratta di decidere  cosa fare nella vita  bensi' di  come essere pienamente Uomo nella propria situazione storica. Ogni singolo essere umano ha il dovere di usare la propria ragione per scoprire la chiamata di Dio per lui (=il modo personale di realizzare il progetto divino); questo non significa affatto che nessuno può dire alcunché a nessun altro in materia di legge morale.

La riflessione teorica dell'uomo e dell'umanità intera sul significato, destino, compito dell'esistenza umana è sempre esistita da quando esiste un'esperienza morale e una riflessione consapevole su di essa.

Di questa lunga storia dell'esperienza morale umana riflessa con la ragione, e perciò scrivibile e di fatto scritta, tutti abbiamo bisogno. 

Ogni persona pensa e valuta le proprie scelte in un contesto sociale e all'interno di una storia: ed è qui che può trovare aiuto per il suo personale processo di scoperta della sua chiamata; è qui che sempre, in qualche modo, cerca una verifica delle proprie conclusioni.

Esiste di fatto e di diritto una riflessione specialistica - filosofica e teologica - sulla legge naturale cui il singolo agente può (e deve) ricorrere; può esistere un'autorità morale di un singolo o di un gruppo di cui il singolo agente sa o crede di potersi fidare.
I

n questo senso si può parlare di una Legge Morale naturale scritta o proclamata: essa non è mai un precetto o un elenco di precetti da ricevere passivamente da parte del singolo; è invece un aiuto necessario di cui il singolo non può né materialmente né moralmente fare a meno, se davvero cerca la risposta giusta alla chiamata di Dio (o della coscienza).


In nessun caso una pronuncia in materia di legge naturale può valere più del ragionamento su cui si basa: essa, per definizione, non può sostituirsi alla capacità razionale della creatura umana; può invece spingerla alla riflessione e additarle una possibile strada.

Il problema morale oggi Lo illustra in un discorso il Cardinal Sodano ( ex segretario di Stato Vaticano) per l'inaugurazione dell'anno accademico 2005-2006 dell'Università Salesiana di Roma.

« Con il passare degli anni , la validità dei «principi universali» solennemente affermati dall'Onu ha iniziato a essere «minata» e «relativizzata» coll'iniziare «a parlare di diritti in movimento, fino a includervi nuovi diritti, fino a giungere a parlare di diritto all'aborto e a diversi modelli di famiglia.

Una tendenza, in altre parole, «a reinterpretare in senso volontaristico i diritti umani, squalificando la tradizione realista del diritto naturale, basato su di una legge naturale e immutabile, come ci ha insegnato la cultura greca e latina, e come fu poi illustrata dai pensatori cristiani nel corso dei secoli.»

Una legge «universale e immutabile» che pone «la base dei doveri e dei diritti della fondamentali della persona, nonché della comunità umana e della stessa legge civile», ha insistito Sodano citando il Compendio del Catechismo.

Una legge «iscritta dal Creatore nel cuore di ogni uomo», e che consiste «in una partecipazione alla sapienza e alla bontà di Dio ed esprime il senso morale originario, che permette all'uomo di discernere, per mezzo della ragione, il bene e il male».

Bene e male che dunque esistono, e vanno riconosciuti non attraverso la lente deformante dell'utilitarismo, che può far apparire il male come bene purché sia "utile", ma a partire «dalla prospettiva della persona che agisce».



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