Piccolo Corso Biblico

STORIA DELLA SALVEZZA

L' Egitto.



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Israele in Egitto
[ Bibbia Piemme ]

Storicità

Il libro della Genesi termina con i capitoli 37 - 50 (la cosiddetta "Storia di Giuseppe") che hanno la funzione di introdurre la narrazione dell'Esodo, riferendo la discesa degli Ebrei in Egitto. Tali capitoli si presentano a prima vista bene informati sull'Egitto (cfr. ad esempio le parole egiziane usate in Gn 41,43.45), ma è molto difficile precisare la storicità di fatti che ci vengono tramandati con una prospettiva teologica ben precisa.

La "Storia di Giuseppe" ha al suo centro il tema della fraternità, della paternità, del buon governo e, sopra a tutto, l'immagine di Dio che guida la storia rovesciando le prospettive umane (Gn 45,5-8; 50,24).

Il testo biblico testimonia comunque la presenza di alcune tribù israelitiche in Egitto, fatto che può rientrare in un tipo di migrazioni di popoli semiti, dovute spesso a carestie, a noi note dai papiri egiziani dell'epoca. Secondo Es 1,8 l'oppressione degli Israeliti nasce da un cambio di dinastia, forse l'avvento al trono del grande faraone Ramsete II (1290-1224 a.C, secondo una delle possibili cronologie).

Le fonti egiziane non ci dicono nulla e la stessa tradizione biblica è divisa tra il ricordo dei lavori forzati (Es 1,8-14) e il decreto di morte del faraone (Es 1,15-23). Sia i motivi sia la vera natura dell'oppressione ci sfuggono, anche se i lavori forzati cui stranieri, schiavi, prigionieri di guerra erano obbligati in Egitto sono realtà ben note allo storico.

Anche il liberatore, Mosè, rimanda a un contesto egiziano: il nome stesso è in realtà un suffisso, mosis, in egiziano «figlio di», legato frequentemente al nome di qualche divinità, come ad esempio Tutmosis, «figlio del dio Tut». Es 2,10 dà del nome un'etimologia popolare, facendolo derivare dal verbo ebraico msh, «trarre fuori». La nascita di Mosè è narrata secondo uno schema ben noto nell'antichità, che ritroviamo nella leggenda di Sargon I re di Akkad (2334-2280 a.C. ca.), anch'egli nato in segreto e salvato dalla madre in un cestello di giunchi abbandonato poi sul fiume.

Questo parallelo fa pensare che al nucleo storico relativo al personaggio Mosè si siano aggiunte tradizioni e riletture successive che ne rendono impossibile una ricostruzione storica precisa. Mosè appare in ogni caso come una figura chiave del Pentateuco, anche se nel resto della Bibbia ebraica è poco ricordato. Oltre alla parte avuta nell'uscita dall'Egitto, egli appare come il fondatore dello jahvismo, secondo il racconto di Es 3,13-15 e il mediatore tra Dio e il popolo, l'uomo attraverso il quale Dio dona la sua legge (Es 19 - 20).


Esodo e Sinai

Il racconto dell'uscita dall'Egitto si apre con la celebre descrizione delle piaghe (Es 7,14 - 11,10). In un passato non troppo lontano molti esegeti si sono sforzati di darne una spiegazione scientifica, cercando di collegare le piaghe con fenomeni naturali più o meno comuni in Egitto. Questo tipo di concordismo è ormai superato; nel racconto delle piaghe infatti emergono almeno tre tradizioni diverse, discordanti tra loro già sul numero delle piaghe stesse. Esse sono dieci nella redazione finale dell'Esodo, ma solo sette in quella jahvista, più antica, cinque in quella sacerdotale, mentre in Sai 78,43-51 le piaghe sono nove e otto in Sai 105,27-36. Inoltre le piaghe sono narrate secondo uno schema letterario ben preciso che ne mette in risalto piuttosto il valore teologico di "segni" (cfr. Es 7,3). Così, dietro il ricordo di un fatto che oggi non ci è più possibile precisare, si colloca l'intento teologico dei narratori, che scoprono in quei "segni" la presenza di Dio nella storia del popolo.

La stessa cosa avviene anche per il passaggio del Mar Rosso, che il testo biblico chiama in realtà «Mare delle Canne» e che non corrisponde al Mar Rosso che noi conosciamo; si è pensato alla zona dei Laghi Amari, dove oggi passa il canale di Suez, ma le opinioni su questo punto divergono. La redazione finale dell'Esodo, quella sacerdotale, ne fa un passaggio trionfale tra due muraglie d'acqua, mentre nella tradizione jahvista la fuga è favorita dal vento che prosciuga il guado; una terza versione (Es 14,24-25) parla degli Egiziani bloccati nei loro accampamenti e impossibilitati a inseguire gli Israeliti.

Per risolvere queste contraddizioni R. De Vaux (+ 1971), dell'Ecole Biblique di Gerusalemme, pensò a un doppio esodo, all'uscita dall'Egitto di due diversi gruppi di Israeliti, in momenti e con modalità differenti. Cronologicamente tutto ciò sarebbe avvenuto attorno al 1250 a.C.

L'altro avvenimento cardine dell'Esodo è l'arrivo al monte Sinai (o Oreb ?) ove è ambientata l'alleanza con il Signore (tutta la sezione che va da Es 19 a Nm 19). Tradizionalmente il Sinai è identificato con il Gebel-Musa, 2224 m di altezza, nella parte meridionale della penisola del Sinai, ove oggi si trova il celebre monastero di Santa Caterina.

L'identificazione è tardiva, ed è tuttora messa in dubbio da diversi studiosi, senza che si sia potuti giungere a conclusioni soddisfacenti. Il periodo passato dagli Israeliti nel deserto è descritto secondo la cifra convenzionale di 40 anni: in realtà si tratta di un tempo indefinito in cui i gruppi usciti dall'Egitto avrebbero iniziato a darsi una struttura e a esistere come popolo. Ciò ci rimanda a un problema ben più complesso, quello delle origini di Israele e della sua presenza in Canaan.


Il complesso dei racconti è del genere letterario delle saghe provenienti da diverse tradizioni di nomadismo nel deserto della penisola del Sinai.

Alla metà del XVII secolo, l'Egitto è occupato dagli Hyksos, re pastori, re stranieri, di origine semita (come gli Ebrei). Furono allora probabilmente più frequenti e migliori i rapporti dell'impero egiziano con le città di Canaan e con le tribù nomadi del Sinai e del Neghev. Fonti egiziane testimoniano come non di rado, in caso di carestia in Palestina o nel Sinai, tribù nomadi semite fossero accolte in Egitto. In cambio dell'ospitalità e dei viveri, offrivano il proprio lavoro a servizio del faraone e dei suoi funzionari.

Verso il -1570 una dinastia tebana rovescia il governo degli Hyksos. inizia in Egitto il cosiddetto Nuovo Impero, il periodo di maggior splendore di quella civiltà. L'Egitto estende il proprio controllo diretto su tutti i territori della Siria e della Palestina.  Ci fu una sottomissione dei piccoli regni cananei:

«Abbiamo terminato dì lasciar passare i Shashu, tribù di Edom attraverso la frontiera di Merneptah   ... che è in Teku, verso i pozzi di Pithom ... per poter conservare in vita loro ed i loro armenti». «Si costruirà la muraglia dei principi, Chernon permetterà agli asiatici di entrare in Egitto. Essi chiedono acqua  ... per abbeverare il loro bestiame». 

(dai Rapporti dei Funzionari di frontiera del Nuovo Regno )

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Un gruppo di nomadi semiti è accolto in Egitto.(affreschi della tomba egizia di Beni Hasan, XIX secolo)

Altri testi egiziani menzionano nomadi semiti cui venne consentito di penetrare nei confini e che poi furono messi a svolgere lavori. ( cf K.Galling, TGI 40 s.- Herrmann 85 s)  . In testi antico orientali compare spesso il termine habiru o hapiru per designare gruppi stranieri ma non è chiara la relazione con l'ebraico 'ibri di Es 1. Un'iscrizione egizia, datata al 1225 a.C., cita per la prima volta il nome di Israele.

Si tratta della Stele delle Vittorie del faraone Mer-ne-ptah, successore di Ramsete Il; rìcordando le vittorie del sovrano nella Terra di Canaan e le città e i re vinti, la stele afferma che « lo... Mer-ne-ptah... ho distrutto Israele..»
Il geroglifico usato dalla stele indica che Israele non è né un re, né una città, ma un popolo. Così, stranamente, il primo documento che ci parla d'Israele è quello che ne annuncia la sconfitta e la distruzione. All'inizio del libro Esodo per la prima volta Israele è chiamato " popolo".

Es 1,8 Allora sorse sull'Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe.
9 E disse al suo popolo: «Ecco che il popolo dei figli d'Israele è più numeroso e più forte di noi.





Secondo la cronologia biblica il soggiorno in Egitto durò 430 anni secondo Es 12,40 e 400 secondo Gn15,13 . In Gn 15,16 e Es 6,14 sono 4 generazioni . In 1 Re ci si riferisce all'anno 910 a.C. e si dice :

1Re 6,1 Alla costruzione del tempio del Signore fu dato inizio l'anno quattrocentottanta dopo l'uscita degli Israeliti dal paese d'Egitto, l'anno quarto del regno di Salomone su Israele, nel mese di Ziv, cioè nel secondo mese.

Secondo questo testo gli anni sarebbero 430 (+480=910). Mosè è la figura a cui vengono legati vari blocchi di tradizioni. Cè una certa compatibilità dei testi con fonti testuali ed archeologiche, ma è molto bassa.






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