Piccolo Corso Biblico

VANGELI

Il discepolo è "il" libero.
Le tre condizioni per la sequela di Gesù.1-libertà dal possesso esclusivo delle risorse
Lc 12:33 Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; Mt 19:21 «Se vuoi essere perfetto, va',  vendi quello che possiedi, dallo ai poveri  e avrai un tesoro nel cielo;  poi vieni e seguimi» Lc 14,33 chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo . 2-libertà dai legami di religione -ideologie -tradizioni famigliari e sociali
Mt 12, 48 «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; » Mt 10, 34 sono venuto a portare non pace, ma spada. 35Sono infatti venuto a separare l'uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; 36e nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.Lc 14:26 «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.Gv 15,21b ( Gesù rivolgendosi ai farisei, le persone molto religiose ) non conoscono ( Dio) Colui che mi ha mandato. Lc 7:22 avete visto e udito ( i segni dell'avvento del regno messianico annunciato dai profeti) : i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la Buona Notizia 3-libertà dall'attaccamento alla vita di questo mondo ...per VIVERE la VITA nel Regno di Dio che opera nella storia l'evangelizzazione del mondo.
Lc 14:27  Chi non porta la propria croce  ( per l'evangelizzazione; ) e // non viene dietro di me,  non può essere mio discepolo . Gv 12:25  Chi ama la sua vita in questo mondo la perde   ( perchè la vita in questo mondo finisce )  e  chi odia la sua vita in questo mondo   ( chi è libero dall'attaccamento alla vita in questo mondo per l'evangelizzazione del mondo)  la conserverà per la VITA eterna ( definitiva).

 Gc 1, 22.25 Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Chi fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà ( è la libertà di aderire allo Spirito VIVENTE, momento per momento), e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato, ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla.
La Tradizione religiosa rende schiavi , toglie la libertà interiore di seguire Gesù. A. Maggi. studibilici.it

Lc 14:26 «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.

E' esattamante in contrario del "perbenismo" di questo mondo fondato su un certo "buon senso" . Gesù pone al cristiano, come condizione essenziale per seguirlo, farsi suo discepolo , quella essere completamente libero dai "legami di questo mondo".

Lc 14,17 «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. 17 All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. 18 Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato.19 Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. 20 Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire.

La Legge Mosaica in alcuni casi esonerava dal combattere per la salvezza dal nemico :

Dt 20, 2 Quando sarete vicini alla battaglia, il sacerdote si farà avanti, parlerà al popolo 3 e gli dirà: Ascolta, Israele! Voi oggi siete prossimi a dar battaglia ai vostri nemici; il vostro cuore non venga meno; non temete, non vi smarrite e non vi spaventate dinanzi a loro, 4 perché il Signore vostro Dio cammina con voi per combattere per voi contro i vostri nemici e per salvarvi. 5 I capi diranno al popolo: C'è qualcuno che abbia costruito una casa nuova e non l'abbia ancora inaugurata ( = dedicata a Dio) ? Vada, torni a casa, perché non muoia in battaglia e altri inauguri la casa. 6 C'è qualcuno che abbia piantato una vigna e non ne abbia ancora goduto il frutto? Vada, torni a casa, perché non muoia in battaglia e altri ne goda il frutto. 7 C'è qualcuno che si sia fidanzato con una donna e non l'abbia ancora sposata? Vada, torni a casa, perché non muoia in battaglia e altri la sposi. 8 I capi aggiungeranno al popolo: C'è qualcuno che abbia paura e cui venga meno il coraggio? Vada, torni a casa, perché il coraggio dei suoi fratelli non venga a mancare come il suo.

Questi esoneri prevenivano che i soggetti morissero in battaglia e qualcun altro godesse dei loro beni. Ma chi erano coloro che possedevano questi beni : casa nuova , nuovo vigneto, nuova moglie , etc.? I ricchi. Chi era ricco trovava sempre il modo di sentirsi " esonerato" perchè " giustificato" dalla Legge Mosaica. Nella parabola di Luca ci sono i ricchi che avendo il possesso di un bene terreno nuovo si sentono giustificati di non banchettare con Gesù . Banchettare con Gesù significa entrare in relazione piena con Lui e partecipare in definitiva al banchetto della vita eterna.

21 Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi.

Di quali persone si tratta? Si tratta dei poveri, degli impuri, degli emarginati dalle ricchezze di questo mondo. Era la Tradizione religiosa costruita come Legge mosaica ad escluderli dal sacerdozio cioè dalla relazione più intima con Dio :

Lv 21, 16 Il Signore disse ancora a Mosè: 17 «Parla ad Aronne e digli: Nelle generazioni future nessun uomo della tua stirpe, che abbia qualche deformità, potrà accostarsi ad offrire il pane del suo Dio; 18 perché nessun uomo che abbia qualche deformità potrà accostarsi: né il cieco, né lo zoppo, né chi abbia il viso deforme per difetto o per eccesso, 19 né chi abbia una frattura al piede o alla mano, 20 né un gobbo, né un nano, né chi abbia una macchia nell'occhio o la scabbia o piaghe purulente o sia eunuco. 21 Nessun uomo della stirpe del sacerdote Aronne, con qualche deformità, si accosterà ad offrire i sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore. Ha un difetto: non si accosti quindi per offrire il pane del suo Dio .

per essere intimi con Dio sarebbe necessaria una " perfezione" e questo vale anche per le offerte rituali a lui fatte ( Dt 15,19.21) .

19Consacrerai al Signore, tuo Dio, ogni primogenito maschio che ti nascerà nel tuo bestiame grosso e minuto. Non metterai al lavoro il primo parto del tuo bestiame grosso e non toserai il primo parto del tuo bestiame minuto. 20Li mangerai ogni anno con la tua famiglia, davanti al Signore, tuo Dio, nel luogo che il Signore avrà scelto.21Se l'animale ha qualche difetto, se è zoppo o cieco o ha qualunque altro grave difetto, non lo sacrificherai al Signore, tuo Dio.

Questi erano esclusi perciò anche dal Tempio :

2 Sam 5,Davide prese la rocca di Sion, cioè la città di Davide. 8 Davide proclamò in quel giorno: «Chiunque colpirà i Gebusei e li raggiungerà attraverso il canale... Quanto ai ciechi e agli zoppi, sono in odio a Davide». Per questo dicono: «Il cieco e lo zoppo non entreranno nella casa».

Siccome la Legge mosaica dava ai ricchi la giustificazione per non entrare in relazione di vita con Gesù ( nei vangeli , banchettare rimanda anche alla eucarestia cioè alla partecipazione alla natura divina di Gesù ) ecco che Gesù invita i poveri , quelli che non erano neppure considerati degni di osservare la Legge e perciò di " meritare " la vita eterna.
Coloro che non sono destinatari della Legge mosaica, i poveri , sono coloro che secondo Gesù sono nella migliore condizione per entrare nel Regno di Dio, la comunione intima con Lui e ricevere la VITA nel suo banchetto eucaristico. Un commensale di Gesù che è li ad ascoltare la parabola aveva proclamato :

Lc 14 , 15 «Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!».
Lc 6:20 Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.


Gli ebrei , possessori della promessa divina di Vita eterna, poichè non accolgono la chiamata di Gesù rimarrano esclusi dalla Vita che Lui dona; coloro invece che sono considerati esclusi dalla promessa divina di Vita eterna , gli ultimi del popolo di Israele , saranno i primi ad accogliere l'invito di Gesù ed a ricevere i suoi doni, la Vita.


Mt 19:30 Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi» cf Mc 10:31
Mt 21:31 «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute
secondo il giudaismo sono gli esclusi per condizione dalla Vita
vi passano avanti nel regno di Dio.


La condizione migliore per possedere subito la Vita eterna, cioè Viverla, è quella di non possedere nulla di questo mondo, neppure la religione ! Si tratta di essere liberi da ogni legge di questo mondo , tradizione, ideologia che esonera dalla chiamata di Gesù .


19,22 Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. 23 Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia.

Gesù non richiede una condizione per partecipare al suo banchetto : non si tratta di avere una qualche " dignità religiosa " per parteciparvi tant'è che molti vi parteciperanno addirittura perchè spinti a farlo dai servi di Gesù.

24 Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena».

Coloro che , invitati per elezione, gli ebrei , hanno rifiutato l'invito di Gesù a godere con Lui la vita eterna perchè dominati dalla religione da loro stessi costruita , non l'avranno più in possesso.

25 Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: 26 «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.

Questo l'avvertimento di Gesù a coloro che vogliono seguirlo. Se è da Dio che l'uomo riceve tutto, inclusa la Legge Mosaica, non può rifiutare di lasciare tutto in presenza dell'invito salvifico della Sua voce (che è Gesù): non è infatti chiamato da Dio alla guerra ( cioè alla morte) ma al banchetto della VITA ( eterna) insieme a Lui.



IL FIGLIO DELL’UOMO DEVE SOFFRIRE MOLTO - Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM .www.studibilici.it

" ..Lc 9,18-24 Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole  venire dietro a me , rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno  e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia,
la salverà»

 

L’inizio di questo brano di vangelo è: Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. Ma in realtà Luca non scrive così. Questo è un tentativo di armonizzare una apparente incongruenza che c’è in questo brano. Allora leggiamo dal testo originale greco cosa ci scrive l’evangelista.

Anzitutto Gesù non viene nominato, e l’espressione “Un giorno” è assente. Inizia dicendo che
Si trovava (Gesù), da solo a pregare. Non in un luogo solitario, Gesù prega da solo. Perché allora le traduzioni riportano Si trovava in un luogo solitario? Perché poi l’evangelista scrive: I discepoli erano con lui. Quindi non può pregare da solo se i discepoli erano con lui. Ma in realtà l’evangelista vuole indicare, come ha già fatto altre volte, che i discepoli stanno accompagnando Gesù ma non lo seguono. Quindi Gesù è nella solitudine. E’ solo. I discepoli, pur stando con lui, non gli sono solidali.

Ebbene Gesù pose loro questa domanda: “Le folle …”, le folle alle quali Gesù aveva mandato i discepoli per annunziare la novità della notizia del Regno di Dio, “chi dicono che io sia?”. E’ una sorta di esame che Gesù fa per vedere se l’effetto della predicazione dei discepoli è andato a buon fine.

Il risultato fa cadere le braccia, è un fallimento. Essi risposero: “Giovanni il Battista”. Perché Giovanni il Battista? Giovanni Battista era già stato assassinato da Erode, ma si credeva che i martiri sarebbero risuscitati prontamente. “Altri dicono Elìa”. Elìa era il profeta bellicoso che, attraverso la violenza, faceva osservare la legge divina, “Altri uno degli antichi profeti che è risorto”. Sono tutti personaggi che riguardano il passato.

Nessuno ha compreso chi è Gesù, il nuovo che Dio esprime con la sua figura. Questa confusione è dovuta alla confusione che i discepoli hanno nella loro testa. Accompagnano Gesù ma ancora non hanno capito chi è e soprattutto qual è la sua missione e il suo destino.

Allora domandò loro (tornando alla carica): “Ma voi”, - rivolgendosi a tutto il gruppo – “chi dite che io sia?». Come fa spesso risponde Pietro a nome di tutti, pretendendo di essere il leader, il capo del gruppo. Pietro rispose: “Il Cristo di Dio”. Non è una buona risposta, tant’è vero che vedremo che Gesù non solo li sgrida, ma l’evangelista usa il termine, il verbo che si adopera per gli indemoniati.

Perché non è una buona risposta? Il Cristo di Dio, cioè il messia di Dio, con l’articolo determinativo, indica quello che è atteso dalla tradizione, cioè il messia vendicatore, il messia liberatore, il messia che avrebbe conquistato il potere e scacciato i romani. Sono le stesse espressioni che useranno gli avversari di Gesù quando sarà sulla croce, quando gli diranno “Salvi se stesso se è il Cristo”, cioè quest’uomo così potente come può finire in croce?

Che la risposta sia sbagliata si vede dalla reazione di Gesù. Egli ordinò loro severamente, letteralmente sgridò, ed è il verbo che si adopera per cacciare i demoni, quindi la risposta di Pietro non solo non è esatta, non solo non viene da Dio, ma è una risposta demoniaca perché insegue questi sogni di potere. Di non riferirlo a nessuno, perché la risposta non è esatta. Se Pietro ha definito Gesù il Cristo, Gesù ora si riferisce a se stesso come Il Figlio dell’UOMO.

Nei vangeli Gesù parla di sé come il Figlio di Dio.
Figlio di Dio è "Dio nella condizione umana" e il Figlio dell’UOMO è l’ "uomo nella condizione divina" ( l'UOMO).

Qui presenta se stesso come l’uomo che ha la pienezza della condizione divina ( l'UOMO Compiuto) . E’ questo l’oggetto dell’odio mortale dell’istituzione religiosa, che può dominare gli uomini, li può sottomettere fintanto che rimangono in una condizione infantile, ma quando l’uomo raggiunge la pienezza della condizione divina ( di UOMO) – e questa non è una prerogativa esclusiva di Gesù, ma una possibilità per tutti i suoi discepoli – è l’allarme per l’istituzione. Infatti, Gesù afferma: “Il Figlio dell’UOMO – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato …” E qui di seguito Gesù indica il Sinedrio, il massimo organo giuridico di Israele. “Dagli anziani” (i senatori), “dai capi dei sacerdoti”, (che sarebbero i sommi sacerdoti), “e dagli scribi”, (i teologi), “venire ucciso…”

L’istituzione, quella che credeva di essere la rappresentante di Dio, quando Dio manifesta se stesso in Gesù, non solo non lo riconosce, ma addirittura ne chiede l’eliminazione, l’uccisione.

2 “E risorgere il terzo giorno”
, il terzo giorno significa in maniera definitiva, in maniera completa.
Poi Gesù a questi discepoli che ancora non hanno capito e come abbiamo detto all’inizio lo accompagnano ma non lo seguono…. Poi, a tutti, diceva: “Se qualcuno vuole venire dietro a me…”, Gesù aveva invitato questi discepoli ad andargli dietro, “rinneghi se stesso”.

Cosa significa rinnegare se stesso? Passare per un rinnegato. Sono i valori della società,  Dio, Patria e Famiglia, a cui Gesù chiede di rinunciare per mettere al posto di Dio  il Padre, al posto della Patria  il Regno di Dio e al posto della famiglia  la comunità di VITA che evangelizza il mondo, quindi passare per un rinnegato della società.“Prenda la sua croce”. Qui l’evangelista adopera il verbo “sollevare”. Era il momento in cui il condannato doveva sollevare da terra il patibolo, cioè l’asse orizzontale della croce, caricarselo sulle spalle, e poi, condotto da boia fuori della città dove c’era l’asse verticale, quello sempre conficcato, e lì essere crocifisso, con questa tortura terribile.

Gesù non si rifà alla morte della croce, ma al momento tremendo del massimo disprezzo, della massima solitudine, perché era un dovere per i parenti, per gli amici, insultare e malmenare il condannato a questa tortura terribile.

Allora Gesù dice:
“Se volete venirmi dietro rinunciate ad ogni forma di ambizione e di successo, accettate di perdere completamente la reputazione, di essere completamente soli”“Ogni giorno”, quindi accettare quotidianamente questo rifiuto da parte della società, specialmente da parte dell’istituzione religiosa che si vede minacciata da queste persone che raggiungono, grazie alla sequela di Gesù, la condizione divina.

“E mi segua”. Quindi è la condizione che Gesù mette.

Va sottolineato che la croce nei vangeli mai fa riferimento ai dolori, alle malattie, alle sofferenze che si incontrano nella vita. Dio non manda le croci, ma la croce viene presa dall’uomo come scelta libera per seguire Gesù. E per seguire Gesù bisogna essere pienamente liberi. E chi tiene alla propria reputazione, chi tiene al proprio nome, chi tiene alla carriera, non è una persona libera e non può seguire Gesù. E Gesù conclude: “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà”. Quindi Gesù conclude affermando che chi vive per se stesso distrugge la propria esistenza, chi vive per gli altri ( // per l'evangelizzazione) è quello che la realizza in pienezza... "
Non è che volete andarvene anche voi?Per portare la propria croce al seguito di Gesù che evangelizza il mondo è necessaria la Forza della VITA divina. Gv 6,54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la VITA eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Gv 6,56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.

carne e sangue è una espressione di Gv che richiama l'agnello dell'esodo dall'Egitto. Carne=forza , sangue=vita . Mosè sacrificò un agnello e ne versò il sangue sul popolo e sull'altare ( Dio) perchè fosse il segno che in Dio e nel Suo popolo "circolava lo stesso sangue" .

Era il segno di una comunione con Dio di Forza e VITA.

Gesù usa lo stesso segno :  carne e sangue Suoi danno VITA a chi li assimila, segno che Lui e la sua Chiesa di evangelizzatori sono un solo CORPO ( carne e sangue ) , comunione con Lui di FORZA e VITA divina
Gv 6,63 È lo Spirito che dà la VITA, la carne ( // la natura umana) non giova a nulla; le PAROLE che io vi ho detto sono Spirito e sono VITA.
Gv 6,53 «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'UOMO e non bevete il suo sangue, non avete in voi la VITA.
La Parola è Spirito // VITA che orienta all'azione della Carità, l'evangelizzazione del mondo , ma non basta all'UOMO : è necessario che egli assimili anche il Pane di VITA che gli dona la FORZA divina per agire .
Mangiare la carne e bere il sangue di Gesù è assimilarne la Forza e la VITA divina.

Io sono di lassù Valerio Mannucci e Carlo Maria Martini , Giovanni, il Vangelo narrante. Introduzione all'arte narrativa del quarto vangelo EDB.

"" ... II mistero di Gesù è espresso nel vangelo di Giovanni con un simbolismo spaziale:
- venne (érkomaì); venne nel mondo, ma egli non era di questo mondo (8,23; venne tra i suoi
(1,11) ,

venne nel mondo
(1,9; 3,19; 6,14; 9,39; 11,27; 12,46; 12,47; 16,28;  18,37);
egli è venuto perché abbiamo la VITA e l'abbiamo in abbondanza (10,10);

glorificato ( risorto UOMO Compiuto e Definitivo ) , Gesù viene presso i suoi (14,18) e, insieme al Padre, viene a colui che lo ama per fissare in lui la sua dimora (14,23);

e va (torna) verso il Padre (17,11.13) in un luogo dove il mondo non può raggiungerlo (7,34; 8,22) andrà a preparare un posto (mone),

poi verrà e prenderà con sé i suoi discepoli, perché siano anch'essi là dove egli è (14,3);

venne in apparizione ai discepoli (20,19.26; 21,13);
verrà nella Parusia-presenza (21,22-23).

- uscì (exérkomai); è uscito dal Padre (8,42; 13,3; 16,17s; 17,8); venuto dall'alto (3,31),
- è disceso (katabdinein); è disceso dal cielo (3,13; 6,33.38.41s.50s.58);
- salì (anabàinein); porta a compimento la sua opera, salendo là dove era prima (6,62; 3,13)
20:17 «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei    fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».

- passò (metabàinein]; passa al Padre (13,1);
Gv 16:28 Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre».

- innalzato (ypsothénaì); la sua elevazione sulla croce è la sua glorificazione (3,14; 8,28; 12,32-34).
"
" Gesù sembra creare per i suoi discepoli come uno spazio nuovo, di cui egli è il centro e quasi il principio. """"
Gesù si muove tra lassù e quaggiù : una espressione polare che include tutto ciò che è tra i poli; in questo caso tutto , cioè mondo creatore e mondo creato insieme.

Questo è lo spazio teologico in cui Giovanni fa muovere Gesù , il Logos che è disceso dal cielo e poi è salito al cielo.
Gv 3,13 Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'UOMOGv 1,1 In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
2Egli era, in principio, presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.


Il logos nel mondo ellenistico era l'idea di un principio divino di ordine e armonia di cui il cosmo è impregnato. Come una trama che tiene insieme cielo ( mondo creatore) e terra ( mondo creato il cui condensato o microcosmo è l'uomo ) . Come una mente universale perfetta di cui tutto il cosmo ( e l'uomo ) è un riflesso .

Il Verbo ( termine latino per il greco Logos ) che l'ellenismo intravedeva come Ragione Universale ha a che vedere con Dio, il dio degli ebrei , dice l' evangelista.

Un giorno infatti «Il Verbo diventò carne» cioè uomo, nascendo da una donna , ebrea, Maria di Nazareth , in Galilea. L'uomo è Gesù.

"In" Gesù sparisce ogni separazione : lassù/quaggiù , cielo/terra , creatore/creato , Dio/uomo: la percezione giudaica di Dio come assolutamente separato dal mondo-"in" Gesù- cade.


" Gli domandavano :

Gv 8, 14 «Donde vieni e dove vai?»E Gesù rispondeva : «Io so donde vengo e dove vado» . Vengo dal Padre , sono nel Padre e vado al Padre.
Gv 8,23 E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; // voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Gesù «venne nel mondo» e rimase «nel mondo», pur dicendo sempre di sé: «lo non sono di questo mondo» (Gv 8,23; 17,14; 17,16).
 Giov 18,36 «Il mio regno non è di questo mondo; . .. il mio regno non è di quaggiù» .In quanto viene di lassù, Gesù rivela , in se stesso , le cose di lassù. Rivela il Padre, cui essendo il Figlio Unico, assomiglia.

 Gv 1,18 Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha fatto conoscere.


Con la sua persona e la sua vita terrena Gesù è il narratore di Dio. Lo ha fatto conoscere. E conoscere Dio è VITA eterna :
 Gv 17,3 Questa è la VITA eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Le sue parole, i suoi gesti, la sua persona sono tutti segni di Dio per l'uomo :
Gv 6:46 Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
Gv 8:19 «Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».
Mt 11:27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre,
e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Gv 14:7 Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

... Nel vangelo secondo Giovanni è questo (lassù) lo spazio trascendente che definisce l'origine e l'esistere del Verbo fatto carne (6,62); è questo il luogo d'origine di Gesù Cristo, che gli permette di rivelare «le cose celesti» che ha visto e udito (3,12; 3,32), che gli consente di donare agli uomini le realtà divine come «la vita, la luce, il vino, l'acqua, il pane, la dottrina», tutte cose che sono fuori della presa degli uomini e di cui il mondo ignora la provenienza (2,9; 4,11; 6,33-43; 7,15). ""

Concilio Vat. II-Dei Verbum  Natura e oggetto della Rivelazione
2. Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4).

Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1 Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé .

Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto.
La profonda verità, poi, che questa Rivelazione manifesta su Dio e sulla salvezza degli uomini, risplende per noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione.
Salire lassù Valerio Mannucci e Carlo Maria Martini , Giovanni, il Vangelo narrante. Introduzione all'arte narrativa del quarto vangelo EDB.

Gesù dice di se stesso che non è di questo mondo, allora da quale mondo viene?

" .. Gesù passa; due discepoli di Giovanni Battista lo seguono; essi gli domandano: «Dove abiti?». Gesù risponde: «Venite e vedrete». «Essi andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno abitarono presso di lui. Era circa l'ora decima» (Gv 1,38-39). .. Gesù è colui che passa, colui che viene seguito, colui di cui si vuol conoscere l'abitazione, colui presso il quale si rimane.

Dove? Per rispondere a questa domanda è necessario salire in alto, sul monte più alto, " lassù" da dove viene e dove è andato .


Mc 9, 1 Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza». 2Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
... ""
   

Il racconto della trasfigurazione di Gesù è prolessi della sua resurrezione. Marco scrive il testo dopo la pasqua di Gesù. Nel racconto, i tre apostoli ora pastori delle chiese , sono ancora discepoli ; essi fanno l'esperienza di salire sul monte più alto, la dimensione di Gesù e di " vedere" la sua "gloria". 

Morendo/ risorgendo, Gesù che ricapitola in sè creazione compie in sè stesso il progetto divino , la creazione . Gesù è l'uomo che supera la morte e viene glorificato dal Padre come l' Uomo definitivo, splendente della pienezza della Luce Divina.

Gesù risorto è la Verità sul compimento del progetto di Dio , l'Uomo definitivo , perciò la verità sull'uomo e sulla sua destinazione .
Il racconto della trasfigurazione annuncia la vittoria definitiva di Gesù sulla morte ( il dominatore di questo mondo ) : questa è la " gloria" il "peso" di Gesù nella storia che i tre discepoli (l'evangelista )" vedono".

La trasformazione avvenuta in Gesù con la resurrezione avverrà per tutti coloro che hanno ricevuto da Lui la VITA che supera la morte. Questa è la Via per il compimento dell'uomo come UOMO .

Questa Via conduce l'Uomo, lassù, nella dimora del Padre , attraverso resurrezione che lo glorifica come UOMO Definitivo , Verità e Realtà definitiva della creazione e della storia.
Gv 14,6 Gli disse Gesù: «Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Gesù nutre con questa Verità ( Lui stesso, UOMO Definitivo) la fede della comunità.L'uomo che crede in Gesù e chiede la sua Vita /Spirito, in virtù della partecipazione a questo Spirito Creatore, VIVE da subito nella Via della VITA che supera la morte , quella della comunità della Carità che evangelizza il mondo.

In questa Via il cristiano si compie , giunge alla perfezione della sua UMANITA' e nella morte / resurrezione viene glorificato come UOMO definitivo , raggiungendo la sua Verità .


Risorgono i viventi nella Vita di Gesù che si compiono come Uomini nella Via della carità della sua comunità per le beatitudini, il suo Regno, - per vivere definitivamente nella Verità di Uomini Definitivi nella dimora del Padre.
Gesù annuncia con la sua vicenda che non risorgono i cadaveri ma risorgono i Viventi nella Sua Vita .

Questo lo può " vedere" solo chi (insieme all'evangelista-discepolo) sale " lassù" dove si vedono le cose con gli occhi di Dio .


Il sesto giorno della creazione Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni .

E' un richiamo alla festa delle capanne che durava una settimana e terminava il 6° giorno della settimana prima di pasqua . Era " la" festa religiosa dei giudei prima della pasqua e memorializzava il tempo del deserto nell'esodo dall 'Egitto.

venne una nube - simbolo di Dio stesso. Dice il libro dell‟Esodo 24,16 La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube.

Il sesto giorno è il giorno della manifestazione all'uomo della gloria di Dio. Il sesto giorno, nel libro della Genesi, è anche il giorno della creazione dell‟uomo. Queste due indicazioni del testo ricordano che nella creazione dell'UOMO si manifesta la gloria di Dio .

questi è il mio figlio amato cioè il primogenito ( e unigenito), colui che eredita/possiede tutto di Me .

Dio compie la creazione, l'Uomo, il sesto giorno della settimana creativa, l' ultimo giorno della creazione il Venerdì santo ( il sabato entra nel suo riposo), nella morte-resurrezione del Figlio.

Gesù è la Torah di Dio La mentalità//tradizione religiosa giudaica , come Gesù ha detto più volte, faceva sì che i giudei avevano orecchi ma non intendevano, avevano occhi ma non vedevano .

Gv 9,39 Gesù allora disse: «È per un giudizio ( separazione) che io sono venuto in questo mondo,
perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi».
Mt 13,13 Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.


C'era stato uno scontro violento tra Gesù e i discepoli rappresentati da Pietro. Gesù aveva annunciato che sarebbe andato a Gerusalemme e sarebbe stato ucciso e Pietro aveva detto : «questi sono pensieri del diavolo» e Gesù invece: «sei tu il diavolo, torna a metterti dietro di me». (Mc 8,31ss)
Dice Dio : ascoltate Lui- e non Mosè ed Elia cioè la Tradizione. Mosè ed Elia coloro che "parlano con Dio" sono la Legge e i Profeti cioè la Bibbia ebraica : ora che tutto è compiuto e perciò rivelato al mondo (l'Uomo definitivo, Gesù risorto ) , la Bibbia Ebraica non ha più nulla da dire ai discepoli ma "parla con Gesù", dialoga con Lui per conoscere la Verità , la Via , la Vita , per conoscere veramente il Padre . Gesù è la pienezza della Rivelazione ( Verità , Via, Vita ) , Lui solo è il Maestro che interpreta l'AT ; l'AT può essere considerato rivelazione divina solo dove è concorde con Lui . 
Lc 18,31 Poi prese con sé i Dodici e disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme,
e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'UOMO:
Lc 24,44 «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi:
bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi ( = la bibbia ebraica ) ».
Lc 24,27 E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Lc 16,16 La Legge e i Profeti ( = la bibbia ebraica ) fino a Giovanni ( il battista ) : da allora in poi viene annunciato il regno di Dio ( Gesù, l'Uomo Definitivo) e ognuno si sforza di entrarvi.


Pietro reagisce a questa rivoluzione rivolgendosi a Gesù e lo chiama maestro (Rabbi, titolo riservato agli scribi, i dottori della Scrittura. Nei vangeli coloro che chiamano Gesù "rabbi" sono due traditori , Pietro e Giuda) .

Pietro è il soprannome che Gesù aveva dato a Simone e significa testa dura, testone e con questo nome l'evangelista evidenzia che Pietro vuole restare nella tradizione giudaica dove era la Bibbia Ebraica ad essere considerata Verità , Via, Vita.

La comunità cristiana ha come Maestro ( rabbino) solo Gesù ; l'AT va letto ( e giudicato) solo alla luce della parola di Gesù.

Lc 5,36 Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo.


Ciò che la comunità insegna non deve avere come verità , via, vita la tradizione giudaica ( la Legge e i Profeti , l'AT ) ma l' unica fonte/verità e guida/via deve essere Gesù, il risorto, l'Uomo compiuto e definitivo.

 Mt 23,10 E non fatevi chiamare «guide», perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
I tre discepoli hanno visto la condizione dell'uomo che , compiendosi come Uomo , passa attraverso la morte e risorge come Uomo definitivo

Mosè ed Elia ( l'AT) scompaiono dalla visione della fede e rimane solo Gesù.

Questa visione di Gesù -nella fede- è la loro Verità , la loro guida come pastori delle chiese in cui si VIVE la Via della Carità , nella pienezza della Vita che supera la morte .
Ma i discepoli ancora non avevano compreso pienamente perchè continuavano a chiedersi cosa fosse la resurrezione: i giudei ritenevano infatti che consistesse nella rianimazione dei cadaveri custoditi dallo Sheol, il Regno dei morti .

 2Cor 3,14.. le loro menti furono indurite; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, quando si legge l'Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. 15Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; 16ma quando vi sarà la conversione al Signore, il velo sarà tolto. 17Il Signore è lo Spirito e, dove c'è lo Spirito del Signore, c'è libertà. 18E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore.
Il mistero della dimora Gv 1,39 «Dove dimori?». Gesù risponde: «Venite e vedrete». Gv 6, 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.
Gv 14,23 «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
2Cor 6,16 siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo.
1Cor 6,19 Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi.
1Cor 3,16 Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 1Cor 3,17 Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
Lc 16,9 Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

«Nella casa del Padre mio ci sono posti per molti»"  .. «Nella casa (oikia) del Padre mio ci sono molte residenze» , dice Gesù (14,2a). La casa di Gesù è la stessa casa del Padre celeste; quella casa costituisce il donde (póthen) egli viene e il dove (poù) egli va (8,14); è a quella casa che egli torna attraverso la sua morte-glorificazione, per preparare un posto (14,2-3) ai suoi discepoli, e poi tornare a prenderseli perché anch'essi siano là dove (ópoiì) egli è.

(Gv 14,2 Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: «Vado a prepararvi un posto»? Gv 14,23 Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.

«II Verbo era rivolto verso Iddio (prós); tutto fu fatto per mezzo di lui (dia); senza di lui o lontano da lui (choris) niente fu fatto; ciò che fu fatto in lui (en), era Vita» (Gv 1,1-14). Già in principio, il Verbo era lo spazio del tutto e la causa di tutte le cose; egli lo continua ad essere, sempre, per il credente e nel credente » " (*)


GV 1.38 disse loro: «Che cosa cercate?». //Gv18,4
Gv 18,7 Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno».
"  L' andare (venite) — vedereabitare (rimanere, dimorare ) configura molto bene l'orientamento, la direzione e il senso da dare alla vita e che Gesù stesso aveva sollecitato a quei primi due discepoli, con la domanda affatto banale: «Che cercate?» (Gv1,38a). "

"Dietro la domanda dei discepoli: «Rabbi, dove abiti tu?» (l,38b) si capisce che ciò che attrae i due è la persona di Gesù... È lui, il Maestro, che costituisce il luogo e la dimora, perché egli ne è il centro ed egli traccia attorno a sé - con una misteriosa forza gravitazionale - la curvatura di un nuovo, sconosciuto spazio dinamico.

Allora non sorprende che il verbo spaziale dimorare-rimanere (mé-nein), accostato nell'episodio iniziale con presso di lui (par'autò di 1,39b) conosca in bocca a Gesù uno sviluppo significativo, bene espresso da altre preposizioni che ne determinano il complemento: dopo il presso ( para ) , associato al dimorare, incontriamo in ( en ) di 6,56 («in me»), di 8,31 («nella mia parola»), soprattutto di 15,4.5.6 («in me») e 15,9-10 («nel mio amore»)."  (*)

Andare al(la dimora del) Padre in Gv è il senso del camminare in Gesù , il senso della vita del cristiano , la comunione definitiva con Lui.Gv 14,2 Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: «Vado a prepararvi un posto»? Gv 14,23 Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. La dimora del Padre è il Suo tempio ed chi ha il Suo Spirito è Sua Dimora, Suo Tempio. Il Padre ha molte dimore ( non una sola , il tempio di Gerusalemme come credevano i giudei) cioè tutti coloro che vivono del Suo Spirito.Il Magistero Cattolico Catechismo Universale della Chiesa Cattolica

562 I discepoli di Cristo devono conformarsi a Lui, finché egli sia formato in loro [Cf Gal 4,19 ]. “Per ciò siamo assunti ai Misteri della sua vita, resi conformi a lui, morti e risuscitati con lui, finché con lui regneremo” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7].

520 Durante tutta la sua vita, Gesù si mostra come nostro modello : [Cf Rm 15,5; Fil 2,5 ] è “l'uomo perfetto” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 38] che ci invita a diventare suoi discepoli e a seguirlo; con il suo abbassamento, ci ha dato un esempio da imitare, [Cf Gv 13,15 ] con la sua preghiera, attira alla preghiera, [Cf Lc 11,1 ] con la sua povertà, chiama ad accettare liberamente la spogliazione e le persecuzioni [Cf Mt 5,11-12 ].

521 Tutto ciò che Cristo ha vissuto, egli fa sì che noi possiamo viverlo in lui e che egli lo viva in noi. “Con l'Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22]. Siamo chiamati a formare una cosa sola con lui; egli ci fa comunicare come membra del suo Corpo a ciò che ha vissuto nella sua carne per noi e come nostro modello: Noi dobbiamo sviluppare continuamente in noi e, in fine, completare gli stati e i Misteri di Gesù. Dobbiamo poi pregarlo che li porti lui stesso a compimento in noi e in tutta la sua Chiesa. . . Il Figlio di Dio desidera una certa partecipazione e come un'estensione e continuazione in noi e in tutta la sua Chiesa dei suoi Misteri mediante le grazie che vuole comunicarci e gli effetti che intende operare in noi attraverso i suoi Misteri. E con questo mezzo egli vuole completarli in noi [San Giovanni Eudes, Tractatus de regno Iesu, cf Liturgia delle Ore, IV, Ufficio delle letture del venerdì della trentatreesima settimana].

 546 Gesù chiama ad entrare nel Regno servendosi delle parabole, elemento tipico del suo insegnamento [Cf Mc 4,33-34 ]. Con esse egli invita al banchetto del Regno, [Cf Mt 22,1-14 ] ma chiede anche una scelta radicale:
per acquistare il Regno, è necessario “vendere” tutto; [Cf Mt 13,44-45 ] le parole non bastano, occorrono i fatti [Cf Mt 21,28-32 ]. Le parabole sono come specchi per l'uomo: accoglie la Parola come un terreno arido o come un terreno buono? [Cf Mt 13,3-9 ] Che uso fa dei talenti ricevuti? [Cf Mt 25,14-30 ] Al cuore delle parabole stanno velatamente Gesù e la presenza del Regno in questo mondo. Occorre entrare nel Regno, cioè diventare discepoli di Cristo per “cono scere i Misteri del Regno dei cieli” ( Mt 13,11 ). Per coloro che rimangono “fuori”, [Cf Mc 4,11 ] tutto resta enigmatico [Cf Mt 13,10-15 ].

618 La croce è l'unico sacrificio di Cristo, che è il solo “mediatore tra Dio e gli uomini” ( 1Tm 2,5 ). Ma, poiché nella sua Persona divina incarnata, “si è unito in certo modo ad ogni uomo”, [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22]
egli offre “a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che Dio conosce, con il mistero pasquale” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22].

Egli chiama i suoi discepoli a prendere la loro croce e a seguirlo, [Cf Mt 16,24 ] poiché patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme [Cf 1Pt 2,21 ].
Infatti egli vuole associare al suo sacrificio redentore quelli stessi che ne sono i primi beneficiari [Cf Mc 10,39; Gv 21,18-19; Col 1,24 ]. Ciò si compie in maniera eminente per sua Madre, associata più intimamente di qualsiasi altro al mistero della sua sofferenza redentrice [Cf Lc 2,35 ]. Al di fuori della croce non vi è altra scala per salire al cielo [Santa Rosa da Lima; cf P. Hansen, Vita mirabilis, Louvain 1668]. Affrettiamoci verso i fratelli che ci aspettanoDai «Discorsi» di san Bernardo, abate (Disc. 2; Opera omnia, ed. Cisterc. 5 [1968] 364-368)

A che serve dunque la nostra lode ai santi, a che il nostro tributo di gloria, a che questa stessa nostra solennità? Perché ad essi gli onori di questa stessa terra quando, secondo la promessa del Figlio, il Padre celeste li onora? A che dunque i nostri encomi per essi? I santi non hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro culto. E' chiaro che, quando ne veneriamo la memoria, facciamo i nostri interessi, non i loro.

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Per parte mia devo confessare che, quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri. Il primo desiderio, che la memoria dei santi o suscita o stimola maggiormente in noi, è quello di godere della loro tanto dolce compagnia e di meritare di essere concittadini e familiari degli spiriti beati, di trovarci insieme all'assemblea dei patriarchi, alle schiere dei profeti, al senato degli apostoli, agli eserciti numerosi dei martiri, alla comunità dei confessori, ai cori delle vergini, di essere insomma riuniti e felici nella comunione di tutti i santi.

Ci attende la primitiva comunità dei cristiani, e noi ce ne disinteresseremo? I santi desiderano di averci con loro e noi e ce ne mostreremo indifferenti? I giusti ci aspettano, e noi non ce ne prenderemo cura? No, fratelli, destiamoci dalla nostra deplorevole apatia. Risorgiamo con Cristo, ricerchiamo le cose di lassù, quelle gustiamo. Sentiamo il desiderio di coloro che ci desiderano, affrettiamoci verso coloro che ci aspettano, anticipano con i voti dell'anima la condizione di coloro che ci attendono.

Non soltanto dobbiamo desiderare la compagnia dei santi, ma anche di possederne la felicità. Mentre dunque bramiamo di stare insieme a loro, stimoliamo nel nostro cuore l'aspirazione più intensa a condividerne la gloria. Questa bramosia non è certo disdicevole, perché una tale fame di gloria è tutt'altro che pericolosa. Vi è un secondo desiderio che viene suscitato in noi dalla commemorazione dei santi, ed è quello che Cristo, nostra vita, si mostri anche a noi come a loro, e noi pure facciamo con lui la nostra apparizione nella gloria. Frattanto il nostro capo si presenta a noi non come è ora in cielo, ma nella forma che ha voluto assumere per noi qui in terra. Lo vediamo quindi non coronato di gloria, ma circondato dalle spine dei nostri peccati.

Si vergogni perciò ogni membro di far sfoggio di ricercatezza sotto un capo coronato di spine. Comprenda che le sue eleganze non gli fanno onore, ma lo espongono al ridicolo. Giungerà il momento della venuta di Cristo, quando non si annunzierà più la sua morte. Allora sapremo che anche noi siamo morti e che la nostra vita è nascosta con lui in Dio. Allora Cristo apparirà come capo glorioso e con lui brilleranno le membra glorificate.

Allora trasformerà il nostri corpo umiliato, rendendolo simile alla gloria del capo, che è lui stesso. Nutriamo dunque liberamente la brama della gloria. Ne abbiamo ogni diritto. Ma perché la speranza di una felicità così incomparabile abbia a diventare realtà, ci è necessario il soccorso dei santi. Sollecitiamolo premurosamente. Così, per loro intercessione, arriveremo là dove da soli non potremmo mai pensare di giungere. 

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