Storia dell'alchimia
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"Benché non si abbiano elementi certi circa l'epoca in cui gli
uomini si occuparono di questa eterna illusione, la trasmutazione
in Perfezione, o alchimia , si può ritenere che abbia avuto origine
in ambienti greci dell'Egitto nel I° sec. d.C.
Le prime opere in merito furono scritte in greco e attribuite a personaggi
fantastici, o, falsamente, a persone veramente esistite.
Dopo la conquista dell'Egitto da parte dei musulmani (VII sec), gli alchimisti
si trasferirono a Bisanzio, dove ebbero un periodo di decadenza. Khalib ibn Yazid, pricipe degli Ommiadi, fu il fondatore
dell'
alchimia araba
, come Gheber lo fu per quella
medioevale europea. Di quest'ultimo non si hanno molte
notizie, però dai suoi scritti, ammesso che siano autentici,
si deduce che la scienza, a quei tempi (VIII sec.), era già avanzata
descrivendo apparecchi per ebollizione, filtrazione e distillazione molto perfezionati e la preparazione dell'acido solforico, del nitrato
d'argento, dell'acqua regia e di vari acetati.
La vera culla dell’Alchimia resta comunque l’Ellade,
e ne sono stati valenti cultori Omero, Pindaro e lo stesso Pitagora. Agli albori del IV secolo, una scuola di arte alchemica, definita
ermetica o sacra, fu fondata in Alessandria da Zosimo Panapolita, che
ha trasmesso ai posteri varie opere, tra cui il "Trattato dei
fornelli", ove, tra l’altro, descrisse minuziosamente
ingegnosi e meravigliosi distillatori in vetro.
Nel corso del V secolo, l’A. si trasferiva operativamente
a Bisanzio, ove un secolo più tardi passò sotto il controllo
degli arabi, che ereditavano così tutti gli insegnamenti delle scuole ermetiche egizie e greche.
Dal VII all’VIII secolo l’A. veniva introdotta in
tutti i paesi di conquista araba, specialmente in Spagna, che
diventava da allora uno dei più grandi centri ermetici dell’intero
continente europeo.
Tra i grandi alchimisti arabi va ricordato Djabir-Ibn-Haijan,
noto sotto il nome di "Geber", o di Re Geber, vissuto
nell’VIII secolo, discepolo di un grande maestro dell’Islam,
Imam Djafar. Grandissimo scienziato e rinnovatore degli studi di ricerca
alchemici, Geber scopriva la preparazione dell’acido nitrico e
dell’acqua regia, precedendo di molti secoli Alberto Magno e, qualora
fossero davvero suoi i libri a lui attribuiti dagli studiosi, arrivava
a conoscere addirittura i preparati di potassa con calce, del sale ammoniaco
e dello stesso alcool, la "Pietra infernale", il sublimato
corrosivo, nonché svariati elementi chimici totalmente sconosciuti
agli scienziati occidentali dell’epoca.
Vari termini alchemici arabi fanno ancora oggi parte del linguaggio scientifico,
come alcool, elisir, alambicco, ecc. La stessa parola Alchimia. deriva, come
abbiamo visto, dal siriaco kimiya e dall’egizio "kemeja" unito
all’arabo "El", da cui il significato etimologico
di "scienza della terra nera", ovvero della materia
prima od originaria.
Immensa è
stata l’influenza araba sull’Arte ermetica, che conservava
immutato il suo peso all’epoca di Alberto Magno e di Tommaso d’Aquino. Famoso alchimista
è stato Arnaldo di Villanova, autore della famosa
ricetta per prolungare la durata della vita, che recita:
"Colui
che desidera prolungare la propria vita deve strofinarsi per due o tre
volte alla settimana con midollo di cassia. Ogni notte, prima di coricarsi,
deve mettere sul capo un impiastro composto da zafferano orientale, foglie
di rosa rossa, essenza di sandalo, aloe ed ambra, dopo aver fatto liquefare
il tutto in olio di rosa con l’aggiunta di un po' di cera. Al mattino
occorre togliere l’impiastro e chiuderlo in una scatola di piombo
fino alla notte successiva, quando verrà di nuovo applicato".
Da ricordare infine Raimondo Lullo, il famoso Nicola Flamel (1330-1418)
, Bernardo Trevisano (XV
secolo) , Basilio Valentino, Paracelso e tanti, tanti
altri ancora.
Ermete Trismegisto - mosaico della cattedrale di Siena
Nel XII secolo, causa lo sviluppo delle nuove conoscenze, gli
alchimisti si dedicarono alla ricerca di risultati più pratici
della pietra filosofale, e a fini, per così dire, industriali,
quali la raffinazione dei metalli, la preparazione di leghe, la fabbricazione
di sostanze coloranti e la distillazione dell'alcol puro. Il merito
di questa evoluzione spetta a Arnaldo di Villanova, Lullo di Maiorca,
Ruggero Bacone e Paracelso.
A quest'ultimo va attribuita la
creazione della iatrochimica, tendente ad isolare i primi rimedi
sintetici di origine minerale e vegetale, segnado i primi passi verso
la chimica farmaceutica. Altri valenti chimici furono: il Libavio che descrisse la preparazione industriale dell'acido solforico, e Van
Helmont che per primo adoperò la parola gas e si diede allo studio
degli aeriformi e dell'anidride carbonica, da lui chiamata gas silvestre.
L'estendersi della nuova conoscenza doveva dare più forza alle
illusioni degli alchimisti e nei secoli XV e XVI presso tutte le corti l'alchimista prometteva miracoli, e spesso anche
i principi regnanti si dedicarono alla ricerca alchemica.
Nel sec. XVII in Germania la società Rosa-Croce si
occupava di alchimia;
nel 1799 Jane Stephens vendeva al governo
britannico un suo segreto per la produzione dell'oro;
nel 1912 Jollivet
Castelot pubblicava in Francia Comment on devient alchimiste e La
sintès de l'ore; ed ancora
nel 1935 Dunikowski
eccitava la stampa con il suo metodo per l'estrazione dell'oro dalle
sabbie silicee.
..."
Un' altra storia di Paolo Manzelli (LRE@chim1.unifi.it)
" ...L’Alchimia è stata una cultura di antichissima formazione.
Già
si conoscono tracce del pensiero alchemico fin dalla età del
ferro ed in particolare dalla antica cultura della Cina.
L’ Alchimia
Cinese
si fondò sulla base della alternanza di due principi
complementari detti YANG-YIN - che generavano una unione di opposti
YANG (Cielo - Sole - Maschio) (YIN -Terra- Luna -Femmina)
, capaci di
realizzare tra di loro inversione di proprietà attive e passive
generalmente simbolizzata da un cerchio in cui una doppia spirale a
rotazione inversa genera un polo nero in un semi-campo bianco e viceversa
un polo bianco nell’altro semi-campo nero.
L'Alchimia Egizia.
Nella cultura Mediterranea venne
considerato fondatore dell’Alchimia Ermete
Trimegisto (nome che significa il Re tre volte Grande) una
figura probabilmente immaginaria a cui furono attribuite numerose scritture;
all’epoca dell’antico Egitto, Ermete fu spesso identificato
con una divinità che possiede la conoscenza di tutte le arti e
le scienze sacre e segrete della mummificazione dei corpi....
Già gli alchimisti egiziani avevano notato che la terra nera nel
Nilo doveva la sua fertilità all' "humus ", residuo
della macerazione di foglie alberi ed animali morti. Avevano anche capito
che le piante venivano mangiate dagli animali erbivori e che i carnivori
mangiavano gli erbivori e cioè che l'uomo apparteneva a questa
catena alimentare biologica, dove ogni essere vivente, quando si decomponeva
ritornava in ciclo.
Pertanto al fine di evitare la "reincarnazione"
dei resti umani
in seguito a "trasmutazioni periodiche" dell'humus,
gli Egizi
svilupparono la Alchimia per mummificare i corpi dei morti,
in modo che il corpo mummificato alchemicamente
rimanesse inalterato dopo la morte ; gli egizi chiusero infatti
le mummie in tombe
serrate " ermeticamente" .
Per dimostrare la tendenza alla purezza solare dei loro re, gli egiziani
fecero costruire le piramidi sopra le tombe dove i re vennero sepolti. Nella Piramide egizia, il quadrato, ottenuto combinando
i quattro triangoli equilateri che simboleggiano i quattro elementi,
rappresentava la base della piramide
mentre i lati che correlano la base
al vertice in direzione del sole, rappresentarono la "rettificazione", cioè il
simbolo della purificazione espressa come tendenza
alla elevazione della terra. Più il re era potente e di valore, più elevata doveva essere
la sua piramide.
Alchimia ermetica o metallurgia. I miti ed i simboli della alchimia sono stati sempre correlati
principalmente alla purificazione dei metalli seguendo il principio
detto del "Solve e Coagula" (dissolvi
e solidifica), utile anche per la produzione di coloranti di profumi
e di medicamenti; artigianali già sviluppate all’epoca
delle antiche popolazioni Assiro-Babilonesi.
Il simbolismo di ogni trasformazione alchemica fu concepito
nell’ambito della idea che l’uomo, che è parte della
natura, proponendosi il ruolo di ordinatore del tempo dello sviluppo
naturale, potesse aiutare, la natura ad accelerare
i tempi di evoluzione prestabiliti dagli influenze celesti.
L’ " opus Alchemico" sintetizzato nella
frase "pensa agendo ed agisci pensando",
fu infatti considerato come "la levatrice delle trasformazioni
vitali della natura" proprio in quanto gli alchimisti ermetici
ritennero che qualora venisse scoperto il segreto, detto della "Pietra
Filosofale" o "principio di purificazione di tutte le qualità",
ciò avrebbe permesso di "trasmutare"
tutti i metalli in oro puro a partire dallo stato di materia imperfetta.
Infatti le
sostanze che compongono l’universo vennero considerate,
potenzialmente "oro", ma temporalmente esistenti
in varie fasi della loro purificazione che, naturalmente senza l’intervento
dell’Opus Alchemica, si sarebbe realizzata in tempi indefiniti. La
Pietra Filosofale è stata quindi considerata il mistero da scoprire,
che di fatto è quello della intelligenza della natura, da assecondare
per accelerare i ritmi temporali della trasmutazione verso la perfezione.
Si disse pertanto negli scritti Alchemici "nessun
uomo all’interno di una barca può ostinarsi a svuotare il
mare", volendo indicare come l’uomo
armato di sola ragione è impotente di fronte al mistero occulto
della purificazione alchemica, proprio in quanto il pensiero razionale
non
è in grado di cogliere l’essenza intelligente della
propria natura ovvero della "Pietra Filosofale".
L’intuizione Alchemica di base risiede
in una prospettiva cosmologica globale che correla i metalli al cielo
ed ai pianeti; pertanto ogni trasformazione, al di là delle
apparenze, non è di natura caotica e casuale in quanto è favorita
dagli influssi intelligenti ("energheja") del cielo sulla
terra. Pertanto nella tradizione della Alchimia Metallifera piombo, ferro,
stagno, rame, mercurio, sono soggetti alla corruzione, mentre due, (argento,
oro) sono incorruttibili, cioè rispettivamente meno e non soggetti
al decadimento fisico prodotto dal tempo.
La maggiore o minore perfezione gli alchimisti
ritennero che dipendesse dallo stato di maturità qualitativamente
raggiunto. Solo
l'oro sarebbe il risultato ultimo di una scala di perfezione che tutti
i metalli potevano raggiungere in seguito a "trasmutazioni". Si pensò inizialmente
che le "trasmutazioni" sarebbero state il risultato di un gran
numero di trasformazioni progressive frutto del miglioramento cognitivo
dell’ Opus Alchemica nonché dall’influsso benevolo
degli astri nel cielo.
Nel "Libro dei sette capitoli", attribuito ad Ermete le fasi
di ciascuna trasformazione sono descritte come fasi di transizione che
vennero associate alle influenze del sole, della luna e dei cinque pianeti
visibili ad occhio nudo.La fase iniziale
di ogni trasformazione venne considerata protetta da Mercurio (Argento vivo) che fu considerato il solvente per eccellenza.
Infatti si sapeva che il mercurio scioglie anche l’oro e l’argento
formando con tali metalli delle amalgame liquide.
Si ricorda che gli
antichi artigiani alchimisti purificavano l’oro e l’argento
sciogliendoli con mercurio dalla terra impura e poi con il fuoco allontanavano
il mercurio estraendo oro ed argento puri, da impurità ed anche
dalle leghe con altri metalli.
Proprio sulla base di tali procedimenti sperimentali già da vari
secoli a.C. si conosceva che il Mercurio (principio passivo Femminile
perché
senza forma) scioglie lo zolfo giallo (considerato
come principio maschile o fuoco solido), dando origine al cinabro (di
colore rosso - detto sangue matriciale; Mercuro e Solfo si imparentavano
nel così detto matrimonio Alchemico).
Alla fase iniziale di ogni trasformazione che serviva a dissolvere
la sostanza allo stato embrionale in "materia prima", succedevano
tre fasi dette di "espansione";
- la prima, protetta da Saturno, (pianeta correlato
al Piombo), che veniva detta fase di "Nigredo",
cioè dello scioglimento o della macerazione apparentemente
caotica; protegge
-la seconda fase (detta di "Rubedo" per
la temperatura del "calor rosso" raggiunta dai metalli
riscaldati dal fuoco nel forno Alchemico), il pianeta Giove (associato
allo Stagno);
-la terza fase detta "Albedo" corrisponde
al massimo del calore e della lucentezza del metallo ed aveva la
protezione della Luna (associata all’Argento).
Poi succedevano altre tre fasi di "contrazione e raffreddamento",
che furono considerate rispettivamente sotto la protezione di Venere (Rame), di Marte (Ferro) e infine del Sole (Oro e/o solfo).
Da questa
teoria delle trasformazioni osservata sperimentalmente gli Alchimisti
conclusero che la maggiore o minore perfezione della materia dipendeva
dallo stato di maturità da essa raggiunto.
La alchimia fu pertanto
considerata l'arte di distruggere i composti che la natura ha formato
in modo imperfetto al fine di migliorare la loro natura purificandoli
modificandone le proprietà temporanee al fine ultimo di raggiungere
la perfezione assoluta.È
importante considerare alcuni elementi della saggezza Alchemica, che
hanno condotto questo particolare atteggiamento mentale a sopravvivere,
con più o meno elevata fortuna, in tutte le epoche nell’immaginario
collettivo umano, traversando civiltà così profondamente
diverse dell’oriente e dell’occidente.
Hanno contribuito a tale longevità del pensiero Alchemico :
a) la dimensione bipolare, complementare, interattiva, di ogni
concetto, fondata sul modello primitivo della coppia "YIN-YANG";
in tal modo l’Alchimia distinse come complementari i concetti
interpretativi del divenire, non separando mai le relazioni tra qualità
e quantità, tra forma e sostanza o tra spirito e materia.
b) La fiducia della creatività dell’uomo nel
forzare i segreti della natura al fine di far precipitare
i ritmi temporali per il raggiungimento della perfezione "a-temporale".
c) Il contesto evolutivo cosmologico e globale che si attua
in un tempo irreversibile, in cui tutto cambia eccetto il mutamento,
in modo guidato da una natura complessivamente intelligente di cui
l’uomo
è integralmente partecipe.
d) L’idea cosciente della necessità di conoscere
sia esteriormente che interiormente all’uomo per penetrare
nella scoperta progressiva del mistero della natura, così da
realizzare l’evoluzione delle conoscenze umane, in seguito
al miglioramento delle due componenti dell’ EGO interiore dell’uomo,
la cui intelligenza è correlata a due fattori :
1°) "l’ intuito" che è simbolizzato
dal sole e dalla rarità e purezza dell’oro;
2°) "la ragione", quest’ultima
ha come simboli alchemici Saturno ed il Piombo.
Pertanto gli alchimisti non fidandosi della ragione fondata sulle conoscenze
già acquisite, ritennero che i simboli fossero fortemente espressivi
in quanto trascendono la parola e stimolano l’intuito, pertanto
apprezzarono il ricorso a processi intuitivi come la "
Cabala
",
proprio in quanto essi considerarono più importante la attività sperimentale,
che quella cognitiva; giudicarono infatti come ,"Brucia Carboni"
i saputelli capaci di sfoggiare cognizioni, che all’atto pratico
non promuovevano nulla di nuovo, sperimentalmente utile.
Per le peculiari caratteristiche sia di intuito e fantasia che di praticità,
tra gli Alchimisti si annoverarono anche molte donne, tra esse famose
nell’antichità furono ad esempio, Cleopatra e Maria
l’Ebrea (quest’ultima è rimasta rinomata per aver ottenuto vari
nuovi prodotti regolando la temperatura di reazione in un bagno di acqua,
infatti ancora oggi tale metodo di riscaldamento è detto "a
bagno Maria").
E da notare infine che gli Alchimisti considerarono i bambini più puri
nelle loro capacità intuitive dei grandi, proprio a causa delle
lacune cognitive, evidenti nelle conoscenze umane qualora vengono commisurate
con il fine di raggiungere la perfezione.
L'Alchimia speculativa.
Durante il periodo dello sviluppo del pensiero scientifico all’
epoca della Magna Grecia, la alchimia perse quel carattere di
attività esoterica correlata strettamente a le concezioni astrologiche
e pur mantenendo i principi della antica alchimia ermetica quali, la
correlazione tradizionale tra astri ed elementi ed il principio comune
alla alchimia di ogni epoca della ricerca della perfezione e della purezza
della materia contemporaneamente a quella del pensiero.
In quest'epoca l'alchimia sviluppò la sua dimensione speculativa interagendo con la cultura scientifica e filosofica della Magna Grecia e pertanto l’alchimia accettò la concezione dei Quattro
elementi (Fuoco-Acqua-Aria e Terra), come fondamento della composizione
di tutti i corpi, ma gli alchimisti correlarono le proprietà di "Estensione
e Contrazione"
dell’aria e della Terra ai principi attivi del Fuoco e dell’Acqua.
Si ritenne pertanto che i quattro elementi non esistessero puri, in quanto
tutte le sostanze venivano ad essere combinazioni di tali proprietà
elementari che ancora che tendevano a svilupparsi verso la purezza dell’oro;
genuinità che nel campo del pensiero cognitivo fu oggettivamente
associata all’idea della scoperta della "Pietra Filosofale".
Quest’ultima
è stata interpretata come la chiave della comprensione della via
della purezza, che può essere raggiunta tramite salti di livello
intuitivo detti "visio" (cioè di immaginazione o di
rivelazione divina).
Il simbolismo attribuito ai "Quattro Elementi" fu
il seguente:
FUOCO- Triangolo rivolto verso l'alto per indicare
la proprietà di salire verso il cielo
ACQUA- Triangolo rivolto verso il basso per indicare
la proprietà di discendere verso la terra tagliato da un segmento,
per indicare la capacità spontanea di estensione
ARIA- Triangolo rivolto verso l'alto tagliato da
un segmento, per indicare la capacità spontanea di estensione
TERRA- Triangolo rivolto verso il basso per indicare
la capacità di cadere verso il basso.
Ai quattro elementi furono accoppiate le rispettive qualità, sensazioni
e colori:
Fuoco- caldo - luce- rosso,
Acqua -umido -liquido -blu,
Aria- secco - gas - bianco,
Terra - freddo - solido - nero.
I due elementi fluidi , aria ed acqua, vennero considerati i principali
enti di trasferimento rispettivamente del calore (fluido oscuro) e della
luce (fluido luminoso), e vennero correlati all'influsso (Energheja)
del firmamento, che tramite il trasferimento del suo potere
di informazione ( = capacità di dare forma alle cose), muove i
venti ed il mare, determinando il movimento e che generando i fulmini
feconda la terra.
L'Alchimia farmacologica e l'Islam. Nel mondo arabo l’alchimia si sviluppò ponendo
in chiara evidenza come l’intervento di perfezionamento dell’uomo
portava ad una maggiore perfezione dei prodotti artificiali alchemici
rispetto a quelli naturali.
Si deve agli alchimisti Arabi un grande sviluppo delle tecniche di distillazione
con gli "alambicchi" che utilizzarono perseguendo l’idea
di tentare di estrarre lo "spirito" (il respiro vitale emesso
dal Sole che dà vita alle cose), che si riteneva esercitasse la
funzione di legame per tenere assieme gli elementi terreni e i frutti
della terra.
L'alcool distillato dal vino e dalla frutta fu ad esempio ritenuto un
elixir magico, in quanto medicamento capace di curare dalle infezioni
delle ferite ed anche vari altri mali.
Grande sviluppo ebbe la Alchimia araba al tramonto dell'impero
romano.
L'Islam dette un grande incremento alla civiltà mediterranea e
riuscì
a integrare sotto un nuovo profilo concettuale la scienza classica di
origine greca con la cultura orientale (dell'India e della Cina).
In particolare ciò avvenne quando l'impero islamico realizzò il
suo immenso dominio esteso dall'India alla Persia al nord-Africa, e poi
alla Sicilia e alla Spagna.
In quell'epoca fu al massimo fulgore la capitale dell'Islam, che si spostò da
Damasco (661-750 d.C) a Bagdad , dove con grande tolleranza culturale
il Califfo Harum al-Rashid ( 786 - 809 a.C. detto l'Illuminato, famoso
per i riferimenti al suo tempo nel libro "Le Mille ed una Notte",
iniziò a far convergere le culture dei popoli conquistati per
dar sviluppo alla "Casa della Sapienza" con una grandiosa biblioteca
e grande mecenatismo per i saggi di ogni provenienza culturale e religiosa.
In questo ambito l'alchimia Islamica fiorì sviluppando
la così
detta "via umida" ( detta così a differenza
delle
"via secca" che utilizza il fuoco per fondere sostanze omogenee
e separarle da quelle eterogenee).
Le nuove tecniche alchemiche condussero a scoprire molti acidi ed alcali
e nuovi sali nonché liquori medicamentosi utili a rendere più perfette
le attività dell’essere umano. La finalità della "via
umida"
fu quella di ricercare l’ Elixir di lunga vita, ovvero "Oro-Liquido"
oppure la "Medicina Vera ed Universale", come estremo obbiettivo
del perfezionamento della vita terrena.
Diversamente dal mondo Arabo la Alchimia venne invece considerata
"arte segreta" nella sponda cristiana del mediterraneo,
dove gli alchimisti furono normalmente considerati gente di malaffare,
stregoni dediti ad arti magiche ed occulte più che studiosi
di scienza.
Contemporaneamente a Bagdad l'alchimia, libera da condanne e pregiudizi
religiosi, iniziò a prendere sviluppo come scienza e tecnica separando
la propria cultura dalla magia. Il più famoso alchimista arabo fu Giabin ibn Hayyan, che
visse durante la seconda metà del VII sec. d.C. e perfezionò il
processo di distillazione costruendo nuovi tipi di alambicchi con
cui ottenne moltissimi altri "elixir" e "tinture" a
base di alcool ed anche l'acqua distillata quale solvente esente
da impurezze.
La preparazione dell'alcool ( la cui etimologia deriva da "al -ghul",
che significa spirito del demonio), fu permessa per uso medicinale nonostante
che l'assunzione di bevande alcoliche fosse proibita e punita con fermezza
dal Corano. L'Alchimia Araba sviluppò processi tecnici artigianali
di grande rilevanza, tra essi la produzione della carta secondo metodi
importati dalla alchimia cinese.
Già dal 793 d.C. fu realizzata
a Bagdad la prima cartiera nella quale si ottenne una produzione semi-industriale
della carta da una pasta di fibre di canapa e di gelso, mescolate ad
allume e colla, che veniva levigata e ridotta a foglio e fatta seccare
al sole. La produzione della carta si diffuse rapidamente nel mondo islamico
portando un forte contributo alla stessa diffusione della cultura.
L'Alchimìa mistica Alcuni alchimisti medievali in campo cristiano pensarono
che la possibile "tramutazione" dei metalli vili in oro era
essenzialmente funzione della scoperta della Pietra Filosofale e cioè
delle capacità creative dell’ingegno umano. Pertanto essi intesero
l’Alchimia come l'agente di perfezione parallelo alle indicazioni
di purezza spirituale proposte da Cristo.
Per analogia
l' Uomo fu quindi considerato il "Forno filosofico" in cui si compie l'elaborazione del pensiero
capace di scoprire le capacità di trasmutazione che conducono
alla purezza. Secondo gli "alchimisti mistici" il
Cristianesimo fondato sulla Chiesa si propone di salvare l’uomo, ma non la
natura a cui l’uomo appartiene, mentre per essi
il Cristo
è il salvatore dell’universo nella sua totalità e
non solo dell’anima umana.
Pertanto rifacendosi, secondo la secolare tradizione alchemica alla
inseparabilità delle concezioni apparentemente in contrapposizione
quali
"spirito e materia", sostennero il principio della
"coincidenza oppositorum", che diceva che ogni
manifestazione del pensiero ha due componenti: una manifesta ed una
occulta di indole spirituale, che non sono mai separabili.
L'Uroboro
Tale
coicidenza tra azione spitituale e materiale fu simbolicamente rappresentata dall' "uroboro" (il
serpente che si morde la coda).
"Se tu vuoi realizzare
la nostra Pietra, sii senza peccato, realizza una vita dedita alla
perfezione del mistero dello spirito."
Da questa impostazione gli Alchimisti Mistici,
vollero stabilire tutta una serie di equivalenze che avevano per scopo
la ricerca l'ottenimento della purezza, parallelamente a quella della
salvezza e purificazione spirituale proposta da Cristo .
Essi volevano coinvolgere
secondo la tradizione alchemica, riletta in senso cristiano, l'intera
realtà materiale e spirituale del mondo e degli esseri umani.
Il Santo Graal La leggenda della Santo Graal (Calice
che aveva contenuto il sangue di Cristo in Croce ), fu interpretata
come la ricerca della "parola perduta" cioè di
una verità rivelata da ricercare dalla quale trarre
la saggezza necessaria per attuare la scoperta della Pietra Filosofale
Le tre fasi dell'iniziazione spirituale alchemica Inoltre, per ridurre i quattro elementi a una trinità di funzioni,
gli alchimisti mistici ritennero che:
Acqua + Aria = Creavano il Principio del Mercurio
Aria + Fuoco = Creavano il Principio dello Zolfo
Fuoco + Terra = Creavano il Principio del Sale
Ed i tre principi furono associati come elementi terreni opposti ma coincidenti
con il Padre il Figlio ed lo Spirito Santo.
Per questa loro importazione tendente ad correlare l’Alchimia
di origine pagana agli insegnamenti religiosi del cristianesimo, gli
alchimisti medioevali mistici, furono perseguitati dalla Chiesa di Roma,
principalmente in quanto tentarono in modo ritenuto blasfemo di unire
con analogie e metafore, la Trinità dell’Unità divina
a Trinità
ed Unità terrene, là dove vennero a volte equiparati, Spirito,
Anima e Corpo, a Zolfo (ovvero: Fuoco solido) , Mercurio (ovvero : Acqua
permanente) e Sale (ovvero capacità di unione del Padreterno).
Al di là di questa impostazione stravagante, gli alchimisti
medioevali importarono nell’Europa Cristiana lo sviluppo della
cultura Alchemica progredita nella civiltà Araba di quel periodo e
ciò fu comunque importante per lo sviluppo culturale successivo
all’epoca medievale.
Vi sono tre princìpi, come afferma Sendivogio,
che si pongono tra gli elementi superiori e quelli inferiori;
essi sono i tre essenziali, i mediani per unire gli
estremi delle cose miste e per raffinare e purificare le qualità degli
altri elementi, hanno alcune qualità in comune ed altre proprie:
- SALE
E' formato dall'umidità presente nell'acqua e nell'aria. La
sua qualità
risiede nell'essere presente in ogni corpo e nel rappresentare il principio
della fusione e della fissazione degli altri princìpi. In presenza
di un Sale superiore esso lascia disciogliere le parti del proprio
corpo e se unito ad una giusta quantità di Merkur mette in movimento
tutti i sali presenti negli altri elementi. Ed è esso stesso
la chiave per potervi accedere essendo l'abitazione dell'anima.Le sue
qualità gli sono prprie e riceve gli influssi e gli effetti
dell'umido e del caldo. E' neutro, incorruttibile, mobile, fisso e
volatile nello stesso tempo.
- SULPHUR
E' l'essenza riscaldante generata dal Fuoco
e dall' Aria. Attraverso il nutrimento esso genera calore e lo distribuisce
immediatamente a tutte le parti del corpo in cui esso risiede, come
diffonde in tutte le parti del corpo lo spirito essendone il ricettacolo.
Contiene la tintura e l'odore di tutte le cose, ed attira contestualmente
la tintura e l'odore di tutti i misti.
- MERKUR
E' il freddo presente nell'Acqua e nella
Terra. La sua caratteristica è quella di nutrire e conservare
l'umido radicale (la Materia Prima). Una volta ricevuti gli influssi
umidi e freddi esso li trasmette a tutte le parti del corpo in cui
si trova. Scioglie il Sale e lo aiuta nel dissolvimento di tutte
le cose
L'alchimia metallica (via secca) e quella degli Elixir o Quintessenze
(via umida) fu riscoperta nell’occidente europeo nel tardo medioevo,
in gran parte dalle traduzioni della Alchimia dell’era della
Magna Grecia e dalle tradizioni scientifiche arabe introdotte in Sicilia
ed in Spagna.
Ancora per motivi religiosi dovuti alla difficoltà di
integrazione con le concezioni sviluppate nell'Islam, gli studi alchemici
furono proibiti dalla chiesa cristiana e gli alchimisti perseguitati
e condannati dalla sacra inquisizione.
Solo nel periodo del tardo medioevo
in europa, in alcuni casi rimasti famosi, gli studi alchemici furono
approfonditi da personaggi potenti sia tra la nobiltà che nella
sfera ecclesiasL'Alchimia europea tica, tra essi Alberto Magno (1193-1280), Ruggero Bacone
(1214-1294), e lo stesso Tommaso D'Aquino (1226-1274).
Cecco d’Ascoli autore del libro alchemico "L’Acerba",
non essendo un potente, fu messo al rogo a Firenze il 17 Luglio del
1327. Raimondo Lullo ( Ramon LJull di Palma de Majorca 1232-1315)
discendente di un antico casato aristocratico e pertanto vicino alle
leve del potere, fu uno tra i più famosi alchimisti europei;
egli tentò
una interessante giustificazione della Alchimia in relazione al concetto
di "libero arbitrio" dell'uomo, così da farla accettare
nell’ambito della teologia della chiesa cristiana.
Nel "Liber
de segretis naturae seu de quinta essentia" il ragionamento
di Lullo in favore dell'Alchimia fu all'incirca il seguente:
"Dio
non può fare quello che vuole, ... perchè Egli può esercitare
solo il bene"
L'uomo invece può incorrere nel male perché ha
a disposizione solo il calore del fuoco, per portare a purezza le cose
terrene, ma con l'aiuto dei principi essenziali e con la fede potrà in
futuro concepire e realizzare delle "trasmutazioni" naturali
come già è in grado di compire utili trasformazioni artificiali
degli elementi naturali.
Perciò
la Alchimia, che è la vera arte nel promuovere il sapere, non
può essere condannata dalla Chiesa, in quanto la scelta tra
il bene ed il male appartiene al libero arbitrio dell'uomo; quest’ultimo è frutto
della sua ignoranza, ma l’ignoranza umana stessa è stata
voluta dalla giustizia di Dio e quindi è un bene dal punto di
vista del Dio Padre Onnipotente.
Quindi l’uomo può sbagliare
provando e riprovando nella ricerca della Purezza, mentre Dio non può aver
fatto assolutamente alcun errore né alcuna ingiustizia."
Sulla
base di tale ragionamento e convinzione Raimoldo Lullo è rimasto
famoso sia per la revisione di molti errori che egli attribuì ad
errate convinzioni alchimiche di alcuni suoi contemporanei e predecessori,
sia per la sua tenacia nel difendere e divulgare gli studi alchemici.
In seguito , pur lentamente gli studi alchemici sulla "trasmutazione"
degli elementi, ottennero anche per il lavoro di difesa e di
chiarezza impostato per primo da Raimondo Lullo, una profonda
trasformazione concettuale che permise di realizzare in occidente lo
sviluppo dell'alchimia in scienza chimica.
Firenze fu uno dei centri di sviluppo della Alchimia Rinascimentale proprio
in quanto Cosimo I° dei Medici (1517-1574) fece tradurre e diffuse
prima in latino e poi in volgare il "Corpus Alchemico" di Ermete
Trimegisto. Cosimo dei Medici volle così importare a Firenze una
nuova cultura in modo da rendere libera la Toscana dalle influenze del
potere temporale dei Papi e quindi fu mecenate del rifiorire di una nuova
cultura rinascimentale che ebbe origine da un processo di integrazione
della antichissima cultura alchemica con la emergente capacità
produttiva artigianale fiorentina nella fusione dei metalli, nella preparazione
e la fissazione dei coloranti per le stoffe e gli arazzi e nella preparazione
dei medicamenti in farmacia da parte della potente corporazione fiorentina
degli "speziali".
L'alchimia fu vista dal casato dei Medici come una cultura
globale e quindi più adatta a salvare il mondo perfezionandone
la sua natura, ivi compresa quella umana, con una finalità non
limitata alla salvezza dell'uomo, come richiedeva la tradizionale
impostazione culturale dell’alchimia di indole mistica; in
tal senso la riscoperta della alchimia ermetica fu considerata a
Firenze una utile componente di un processo di rinnovamento culturale
capace di superare il medioevo.
Il risultato più evidente di
un tale processo di integrazione culturale, tra alchimia ermetica
e "arti e mestieri" del rinascimento, fu infatti quello
di iniziare a mettere in dubbio l'utilità delle concezioni
aristoteliche, che avevano rappresentato la cultura scientifica dominante
nel medioevo, la quale si era perfettamente integrata nella tradizione
cristiana ufficialmente accettata dalla Chiesa di Roma. Con il Rinascimento
Fiorentino inizia una riflessione quanto mai prammatica sul concetto
di "trasmutazione in oro", che con ogni evidenza fino ad
allora era risultato impossibile da sperimentare.
Anziché ritenere
colpevoli le conoscenze raggiunte, intelligenze del calibro di Leonardo
Da Vinci (1452-1519), iniziarono a ritenere impossibile, il fatto
che, le deboli forze messe in giuoco dal fuoco, quale agente di trasformazione,
potessero condurre al raggiungimento di un puro stato di "nigredo",
capace di disciogliere qualsiasi sostanza e raggiungere lo stadio
di
"materia prima", in quanto solo tale stato di perfezionamento
della fase iniziale delle trasformazioni, avrebbe permesso di ricombinare
la materia e raggiungere effettivamente la "trasmutazione"
qualitativa degli elementi in oro.
Piuttosto che approfondire tali critiche,
che in seguito condussero a nuove forme di pensiero ed al recupero della
teoria Atomistica ad iniziare dal libro di Robert Boyle (edito nel 1661),
nella Firenze Medicea fu vincente la prassi delle Arti e Mestieri che,
con Vannoccio Biringuccio - ( scrittore del Libro "De La
Pirotechnia" -Siena 1540), Benvenuto Cellini e molti altri,
favorirono in Toscana la crescita il Rinascimento Italiano creando una
scuola di artigiani ed artisti famosi nel saper adoperare l’arte
del fuoco per fabbricare vetri, fondere metalli, produrre nuovi coloranti,
sperimentare nuovi medicamenti sviluppando gli insegnamenti della antica
Alchimia. "
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ALCHIMIA - Pag. 2 - STORIA E STORIE DELL'ALCHIMIA
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